DIRITTO NATURALE ED ETICA SOCIALE NEL
PENSIERO DI JOHANNES MESSNER (1891 - 1984)


CRITICHE E RISPOSTE
PROSEGUIMENTO / JOHANNES-MESSNER-GESELLSCHAFT

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(Padre Alex)


V CRITICHE - RISPOSTE - PROSECUZIONE DELL'OPERA
DI MESSNER

V.1 Critiche e risposte concernenti l'opera e la persona di
Johannes Messner prima del 1938

V.1.1 Commentari scelti (prima del 1938) concernenti
l'opera di Messner

Come possiamo prendere dalla Monatsschrift für Kultur und Politik (mensile di cultura e politica) nel febbraio 1937, un'opera principale di Messner, la BO 1936 (sull'ordine corporativo), aveva suscitato discussioni vivaci presso l'industria e presso i lavoratori, fatto questo gioioso per il nostro autore in vista del silenzio deludente sul tentativo costruttivo del corporativismo in Austria.1 "Ma per la situazione come tale sembra comunque significante quanto un tale dialogo ancora si svolge tra le fronti di classe e non ancora si muove sul terreno corporativo, e quanto questo colloquio viene ancora determinato dalla preoccupazione per i requisiti della società di classe."2

Per esempio, un contributo nell'organo ufficiale della Christlichen Arbeiterbewegung (movimento operaio cristiano) rimproverava a Messner, che avrebbe avuto si "comprensioni democratiche" (demokratische Einsichten), ma che lui non ne avrebbe tratto la conseguenza necessaria di un "rifiuto pronunciato della dittatura" (scharfe Zurückweisung der Diktatur).3 La risposta nel mensile di Messner era chiarissimo: "Chi viene propriamente compreso qui? Ma no, veramente Austria? Comunque a questo riguardo possiamo tranquillizzare la 'Österreichische Arbeiterzeitung' (= il Giornale Austriaco dei Lavoratori, annot. dell'autore). Perché quasi contemporaneamente con il suo saggio è uscito il 'Central-Blatt and Social Justice', l'organo del movimento cattolico-sociale di Nordamerica, che proprio si riferisce alle esposizioni del libro, in quanto trattano la democrazia, e le cita con grande soddisfazione nei confronti delle premure degli opponenti del sistema corporativo, i quali lo segnano come 'peccato mortale contro la democrazia'. Dobbiamo essere veramente più democratici che gli americani?"4 Tenendo conto degli studi di Pelinka vediamo però che nelle linee fondamentali concernenti una "democrazia vera" (prima della seconda guerra mondiale) non c'è quasi nessuna differenza tra la Christliche Arbeiterbewegung in generale e Messner.

Al riguardo non si deve dimenticare, che il mensile politico-culturale di Messner concedeva spazio sufficiente per proposte di riforme, specialmente nel tempo finale del cosiddetto "stato corporativo" (poco prima dell'ingresso di Adolf Hitler). Per esempio le proposte di cambiamento della costituzione austriaca di Otto Ender, dotato di una reputazione chiaramente democratica, furono notevoli.5 Ender sottolineò la competenza esclusiva della dottrina sociale cristiana quale fondamento spirituale della costituzione6, visione questa pienamente conforme al pensare di Johannes Messner. Inoltre, il 13 novembre 1936, lo stesso ex ministro per la costituzione e la riforma dell'amministrazione ebbe già dichiarito sull'opera sistematica BO 1936 di Messner: "Ciò che Dollfuß ha visto come immagine grande, che lui ha sentito istintivamente e ha lasciato nei fondamenti nel senso del diritto costituzionale, Messner ha compreso con precisione scientifica; lui lo mette in evidenza e - degno di riconoscenza - mostra vie pratiche per la realizzazione. L'opera esce al tempo giusto."7

E nell'edizione del mensile di aprile 1937, la quale 1936 gridava "Pacificazione non soltanto verso la destra!" (Befriedung nicht nur nach rechts) nei confronti delle tendenze constatabili in Austria sin da luglio, Wilhelm Röpke, più tardi l'economo neoliberalista molto prominente, ha fatto considerazioni all'opera sul corporativismo di Messner. Al primo posto ha parlato di una riforma necessaria, "che è molto di più che una mera ricostruzione tecnico-economica"8 La difficoltà al riguardo consiste nel mantenere la distanza sia verso il fianco di un conservativismo "senza problemi" sia anche verso il fianco di un giacobinismo mortale della riforma. La discussione dunque dovrebbe allontanarsi dalle "soluzioni totali" (Totallösungen). E per questo la BO 1936 di Messner sarebbe "un contributo estremamente prezioso per la soluzione del compito designato, scritto da uno dei più vocati, che congiunge una profonda formazione filosofica e sociologica con lo sguardo dell'etico sociale esperto e con conoscenza intima della vita economica e delle sue leggi."9

Uno dei meriti principali del libro si troverebbe nell'evitare noncuranti costruzioni sociali con un compasso e un righello sull'area dell'ordine corporativo, da percorrere prudentemente. Messner sottolineerebbe la necessità di uno "stato autoritario, cioè uno stato stando sopra gli interessenti e facendosi strada robustamente, presso cui la costituzione politica di questo stato per il momento può essere trattato quale questione aperta."10 Ma sempre rimarrebbe - come Messner bene saprebbe - il pericolo dello scivolare dallo stretto filo dello stato corporativo giustamente compreso "nell'abisso dello stato totalitario ossia totale oppure nel burrone di lupo dell'anarchia degli interessi."11 Finalmente Röpke trova parole di grande loda per il trattamento di Messner del nuovo ordine economico, che lui discuterebbe con intenzione "separato dallo spinoso problema del corporativismo".12 Inoltre Röpke si dichiarò per la "rianimazione della dignità di lavoro e del pensiero di professione"13. Con questo insospettabile contemporaneo la separazione democratica di Messner da un fascismo di creazione italiana può valere testimoniata.

V.1.2 Annotazioni storiche di Messner negli anni 1964 - 1971
sul tempo problematico tra le guerre

V.1.2.1 Situazione generale dell'etica sociale

Nel 1971, quasi 35 anni dopo, Johannes Messner prendeva abozzatamente posizione al riguardo. La problematica concreta per l'etica sociale egli ha visto nelle condizioni di tempo di allora. Per il tempo tra le guerre osserva dunque: "Mentre la riforma sociale concreta sarebbe stata l'imperativo dell'ora, la discussione si era impigliata in appassionati contrasti sul concetto della proprietà."14 Il pensare nel nesso politico-economico avrebbe mancato troppo, e una fronte principale sarebbe stata fissata sulla dottrina del valore di lavoro (Arbeitswertlehre). Anche nella discussione sul capitalismo ci sarebbero stati usati concetti ideologicamente coniati (Marx) troppo spesso invece di argomenti economici oggettivi. Anche l'enciclica QA non avrebbe condotto ad una più grande unità tra le correnti del cattolicesimo sociale con il suo concetto dell'ordinamento capitalistico dell'economia, secondo cui in generale ci sono altri, che forniscono i mezzi di produzione, e altri, che forniscono il lavoro per la comune cooperazione economica. Come giustificazione Messner menziona, che la conoscenza precisa dei processi dell'economia nazionale e internazionale per trovare vie concrete dalla crisi avrebbe mancato ampiamente, e tutto ciò in vista della economia politica moderna e complicata. Si sarebbe ancora stillato il cervello per la concorrenza economica, "mentre era già chiaro da lungo tempo, che la durezza della stagnazione economica dopo la prima guerra mondiale non per ultimo risaliva al fatto, che gli imprenditori cercavano di eliminare la concorrenza il più possibile attraverso la formazione di cartelli e che erano pieni di successo al riguardo. Non si è potuto fare strada di vedere che la conocorrenza economica adempie ad una funzione del bene comune"15.

E alla problematica della proprietà, del capitalismo, del proletariato e dell'essere imprenditore si sarebbe ancora aggiunta la questione degli interessi, nei quali - come noto - certi gruppi tedeschi e austriaci avrebbero riconosciuto tutto il malanno del capitalismo, "non senza allusione ai rappresentanti incorreggibili della fondatezza del interesse di capitale come Oswald v. Nell-Breuning e Johannes Messner."16 Il pubblico cattolico nella maggior parte però avrebbe preso scarsamente atto di questi contrasti legati a correnti. Ci sarebbero stati perfino tendenze da parte di cattolici di guardare l'economia in genere quale cosa sotto-culturale e di cercare la cultura solamente nell'ambito spirituale della letteratura, dell'arte e della musica.17

Il rapporto tra individuo e comunità, bene individuale e bene comune sarebbe stato diventato un argomento principale, certamente in riferimento causale alla pesantezza della questione sociale nella prima repubblica austriaca. Ma non solamente il dominante atteggiamento anti-individualistico avrebbe condotto all'accentuazione del primato del bene comune. Anche alcuni passi di S. Tommaso come quello quia ipse totus homo ordinatur ut ad finem ad totam communitatem cuius est pars18 sono stati letti troppo poco in modo critico. E si sarebbe ancora aggiunta qui la persistenza problematica dell'universalismo di Spann, guardando il tutto sociale come il propriamente reale. Conseguentemente l'idea della libertà e i diritti di libertà del singolo uomo, in riferimento alla "democrazia" nuovamente creata e in riferimento al pericolo da parte di concezioni collettivistiche dello stato, hanno trovato troppo poca attenzione, anche causato dall'atteggiamento riservato nei confronti della forma di stato democratica nell'ambito cattolico, la quale sarebbe stata vista normalmente come insolubilmente collegata con la concezione liberale di libertà e con la sovranità assoluta di Rousseau. - Dobbiamo ammettere che al riguardo anche Messner non si è potuto lodare prima del 1938.

Messner però constatò anche una ricchezza sorprendente di letteratura scientifica dell'etica sociale del tempo tra le guerre, che però avrebbe avuto solo un'influenza proporzionalmente piccola sul cammino dei contrasti pubblici. Si ricordava tra l'altro a Th. Brauer, G. Briefs, G. Gundlach, D. v. Hildebrand, A. M. Knoll, K. Lugmayer K., J. Messner (se stesso), O. v. Nell-Breuning, H. Pesch, A. Pieper, H. Schmitz, I. Seipel, J. Strieder, A. Verdross19 e E. K. Winter. E per Austria riconobbe storicamente rilevanti ed efficaci le opere di K. v. Vogelsang e di F. M. Schindler.



V.1.2.2 All'esperimento dello stato con ordine sociale
corporativo

Mentre nella Germania le discussioni interni del cattolicesimo sarebbero ammutolite sotto il regime nazista, in Austria invece sarebbe nato un nuovo compito per l'etica sociale riguardo all'esperimento dello stato con un ordine corporativo. "Questo compito era tanto più difficile che da una parte (l'etica sociale) doveva essere critica nei confronti di un governo che faceva espressamente professione della enciclica QA e che d'altra parte doveva tenere conto delle realtà politiche, che restringevano particolarmente i presupposti per la realizzazione del modello sociale proposto dall'enciclica."20 L'area politica dell'Austria però era caratterizzato da una crisi statale di anni. Messner accertava un po' più spassionatamente che nel 1935, che l'Austria "per una concatenazione di circostanze, alla fine si trovò sotto un governo di minoranza, il quale doveva semplicemente sostenere uno scontro armato contro il Schutzbund (la federazione protettrice socialista paramilitare). Sarebbe falso di credere che questo governo (Dollfuß, annot. dell'autore) si sarebbe dichiarito per il modello sociale dell'enciclica solamente per imbarazzo."21 Al riguardo Messner richiamò alla memoria la tournée di conferenze da parte del Volksbund der Katholiken Österreichs (= federazione popolare per i cattolici dell'Austria) sotto la guida del politico ed etico sociale di rilievo come fu stato Ignaz Seipel, la quale ebbe servito all'informazione larga sulle idee fondamentali della stessa enciclica. Messner stava fermo anche nel 1971: "Gli iniziatori dell'esperimento avevano la migliore intenzione ed erano determinati da una coscienza di responsabilità radicata nella loro convinzione cattolica. Ciò che il governo aveva in mente, era un corporativismo democratico in contraddizione a quello italo-fascista."22 Secondo l'opinione scientifica dell'autore questo è esattamente valido per Messner stesso.

Messner indicava come realtà politiche sfavorevoli primariamente il movimento nazionalsocialista con il suo terrore di bomba e anche il clandestino movimento socialista, "i quali stavano ostili contro il modello sociale inteso a causa del suo supposto pericolo per la libertà del contratto collettivo."23 Ma alla realtà politica avrebbe appartenuto anche la Heimwehr (= protezione della patria, gruppo paramilitare) tesamente organizzato con il suo ideale del corporativismo fascista, "che valeva tanto più che il governo non poteva sopravvivere senza il sostegno della Heimwehr." Per Messner sembra evidentemente stato negativo il fatto che la Heimwehr aveva preteso il ministero sociale responsabile per lo sviluppo dell'ordine corporativo. "Non da dimenticare la mentalità liberalista del ceto economico dirigente da tre generazioni e altrettanto l'ideologia di classe particolarmente dura dei ben organizzati lavoratori socialisti. E le difficoltà non sono state diminuite attraverso l'attività di un professore universitario fuggito in Austria, che con una rivista rappresentava l'idea dello 'stato corporativo', mentre i responsabili aspiravano ad uno stato con ordine sociale corporativo."24

Si mostra qui di nuovo il "dualismo" stato - società di Messner, perché per lui la natura sociale dell'ordine corporativo era sempre indiscusso, ecco le sue parole preferite: "stato con ordine sociale corporativo". Però nel 1936 Messner stesso ebbe comunque provato a dare anche al concetto stesso dello "stato corporativo" (Ständestaat) la sua comprensione basata sulla QA come sostegno evidente delle idee corporative giuste. La questione seria dell'autore è, se, nonostante tutto, questo tentativo avesse risieduto nel fatto che un "responsabile", cioè il cancelliere federale Schuschnigg, in realtà più spesso parlò dello Ständestaat.25 Nel 1971 però, il concetto dello "stato corporativo" fu anche distrutto nella sua reputazione. Ripetendo vecchie cose con qualche nuovo accento, Messner ritenne ancora nel 1964: "L'ordine corporativo è totalmente differente da un ordine corporativo-statale. In quanto sotto 'stato corporativo' viene inteso la suddivisione del popolo statale in enti amministrativi secondo le 'professioni', è una cosa essenzialmente altra che l'ordine corporativo, in cui le corporazioni di professione si occupano delle sue proprie faccende in auto-amministrazione. Stato corporativo nel senso precedentemente indicato era lo stato corporativo del fascismo italiano e la organizzazione delle corporazioni del Reich (sotto il regime nazista, annot. dell'autore) secondo le sue tendenze; l'esperimento austriaco (1936 - 38) [sic! - Messner avrebbe dovuto scrivere 1934 - 1938, annot. dell'autore] fu interpretato da circoli politici come un corporativo-statale (settimanale Der Ständestaat), ma non lo era secondo le intenzioni dei responsabili per il suo slancio e per la sua programmazione. L'ordine corporativo è ordine sociale, cambierebbe niente nell'ordine statale della democrazia, della sua formazione di volontà e dei corrispondenti diritti del legislatore e del governo al riguardo. Da pensare è solamente ad uno sviluppo della società pluralistica che si orienta secondo interessi di gruppi e che si sa responsabile per il bene comune."26 Dopo la seconda guerra mondiale, le parole di Messner sull'utilità concernente l'ordine statale sembrano dunque portate da una dichiarazione più chiara per la possibilità che l'ordinamento giuridico resti incambiato con un ordine corporativo, e sembra più importante per Messner la pretesa generale all'istituzionalizzazione della responsabilità.

Messner commemorò ancora la conferenza internazionale, organizzata dal Volksbund nel 1936 a Vienna, sull'idea dell'ordine corporativo rappresentata dalla QA: "Da parte del governo non ci fu nessun impedimento per la conferenza, e i rappresentanti dell'etica sociale cristiana non caddero in problemi nonostante il loro atteggiamento critico. E che in vista delle realtà politiche menzionate un sistema di governo autoritario fu ritenuto necessario, sembra comprensibile."27 Pare, che dopo la guerra Messner abbia dunque spostato la fondazione per il sistema di governo autoritario in Austria (1934 - 1938) da argomenti giusnaturalistici, ancora di più, verso le circostanze politiche (anche se quelle come tali naturalmente c'entrano poi in una valutazione del diritto naturale applicato). Nel 1971 Messner sottolineò anche molto di più il carattere transitorio dell'esperimento. Il "nome Ender, un democratico assoluto, fu una garanzia al riguardo; non di meno Dollfuß fu un democratico, esperto dell'idea cooperativa. In vista della situazione data e del tempo corto di slancio dell'esperimento sembra esser ingiusto di farne un tribunale e di volerne processare. Riguardo all'etica sociale cristiana, i suoi rappresentatori si furono comunque già mossi avanti talmente nei confronti dell'inizio condizionato da realtà politiche svantaggiose, che i primi segni di speranza verso uno sviluppo corrispondente alle intenzioni fondamentali diventarano infatti percettibili."28 E questi segni di speranza sembrano infatti corrispondere alla situazione reale di allora, come Wohnout ha trovato e fondato convincentemente.29 Poi nel 1938, si svolse però l'annessione dell'Austria.

V.1.3 Commentari al ruolo storico di Messner e un tentativo di
valutare il rimprovero di esser stato "austro-fascista" e
ideologo statale

V.1.3.1 Annotazioni sul concetto di fascismo ed
esempi concreti del giudizio su Messner

Il concetto "fascismo" viene usato diversamente. "Originariamente indicò il sistema di dominio di Mussolini in Italia dal 1922 al 1945."30 A questo riguardo è un concetto storico. Messner stesso l'ha usato innanzitutto in riferimento a teorici italiani. Il concetto viene però anche (spesso senza differenziazione) usato per i movimenti politici nati durante il tempo tra le guerre nella Germania e negli altri paesi di Europa, organizzati secondo il principio del duce e orientati estremamente nazionalistici, antiliberali e anti-marxista. Secondo la concezione marxista il fascismo è una generale categoria storia. "Nelle fasi del tardo capitalismo delle società industriali nascerebbero tentativi della borghesia di prolungare il loro dominio contro l'avanzata del socialismo e conseguentemente nascerebbe un'alleanza con forze dell'estrema destra."31 Così il concetto è diventato per il marxismo una parola irriflessa della disputa politica anche contro partiti democratici.

Per Austria (1933 - 1938) in generale possiamo dire con lo storico Ludwig Jedlicka: "Per questa epoca le espressioni molte volte usate, 'austro-fascismo' e 'chierico-fascismo', non affatto corrispondono al conglomerato di movimenti e idee, personalità e coincidenze storiche, che nell'anno 1933 rendevano possibile all'ex cancelliere federale Dollfuß di costruire con aiuto massiccio di Italia una fronte di difesa contro Hitler la quale comunque durava fino al marzo 1938"32.

In un volume sulla storia della prima repubblica di Austria possiamo leggere, che Messner sarebbe "apparso soprattutto come ideologo moderato dello stato corporativo"33. In un'altra raccolta sulla tematica della "cooperazione delle parti sociali", Messner viene perfino inserito tra gli "ideologi dell'austro-fascismo"34 da parte di E. Tálos.

Tálos fa evidentemente due errori: attraverso l'isolazione di un unico passo della BO 1936 prova innanzitutto a mettere alla pari le parole "autoritario" e "austro-fascista", parola quest'ultima, che per la maggioranza degli storici vale solamente per certi circoli della Heimwehr. Quanto alla comprensione di "autoritario", dovremmo appoggiarsi ad un insospettabile contemporaneo di Messner: Röpke in riferimento alla BO 1936 comprendeva questa parola - come abbiamo già visto - come necessità di uno "stato stando sopra gli interessenti e facendosi strada robustamente, presso cui la costituzione politica di questo stato per il momento può essere trattato quale questione aperta."35 Questo rendeva infatti giustizia alla concezione di Messner36. Dovrebbe bastare normalmente il fatto storico del contrasto politico-pratico (certamente non unico) di Messner con un allievo di Spann - seguendo naturalmente il rispettivo pensiero "gerarchico" di Spann - nell'ambito della riforma di costituzione per poter confutare convincentemente ogni sventata inserzione di Messner tra una sorte di "austro-fascismo".37

In secondo luogo Tálos quasi afferma che la variante dell'ordine corporativo di Messner sarebbe stato realizzato nel sistemo di dominio "austro-fascista": "Per la realizzazione di questa variante, il sistema di dominio austro-fascista è una prova"38. Con tutta la fermezza qui è lecito di dire con Messner stesso, che è assurdo di "guardare l'esperimento austriaco come un'altra cosa che un mero tentativo tastante di un inizio e tutto ciò sotto condizioni più difficili possibili"39.

L'inserzione poi di Messner sotto "l'idea dell'organizzazione corporativa degli interessi sociali, della cooperazione e il concertamento tra lo stato e gli interessi sociali sotto la guida di una forte autorità statale"40 potrebbe essere accettata, in quanto ben compresa. Secondo l'opinione dell'autore presso Messner però non si può dire con Tálos di una vera "ideologia di consenso e cooperazione"41: no, a causa delle sue alzanti ricerche realistiche, anche e particolarmente nella BO 1936. La cooperazione tra le parti sociali, sempre provatamente contenuto nelle opere di Messner, non era mai un'ideologia di cooperazione - la prassi comparativamente fortunata in Austria dopo la seconda guerra mondiale può senz'altro valere come replica vivente, che un associamento naturale nella comunità di lavoro non è una tale ideologia.

Neanche Alfred Diamant ha ragione con le sue esposizioni concernenti il maggio 1934: "Perfino Johannes Messner, le cui dottrine realistiche orientate alla politica sociale lo differenziavano distintamente dai sogni utopici e romantici nel campo cattolico, allora tenne la forma monocratica dell'organizzazione politica come l'unica che sarebbe stata in conformità al dogma cattolico e al diritto naturale"42. Riguardo al suo giudizio, che perfino Messner non si sarebbe opposto alla tentazione di una ideologia romantica, Diamant si riferisce solamente ad un'unica citazione, isolata dalle considerazioni di Messner sullo stato cattolico, e anche Diamant finisce la citazione isolata addirittura con le parole sullo "stato autoritario".43

Lì Diamant ha evidentemente ignorato che già nella stessa citazione di Messner sono in questione circostanze che lasciavano aperta la determinazione del portatore del potere statale. Inoltre avrebbe dovuto rivedere il suo giudizio già a causa delle esposizioni di Messner nello stesso contributo prima e dopo il passo isolatamente citato: naturalmente Messner presenta i tre conosciuti princípi costituzionali come l'ideale cattolico della costituzione. Senza di lasciar perdere il suo realismo sociale, Messner aveva detto poco prima: "Ma monarchia, aristocratia e democrazia non devono essere viste in qualche modo in un vestito storico, piuttosto devono essere prese come princípi costruttivi dell'ordine statale."44 Come migliore costituzione nel senso del pensiero cattolico dello stato Messner dunque presentò la "costituzione mista", nella quale tutti i tre princípi sarebbero uniti. E solamente dopo questa introduzione Diamant lascia cominciare la sua citazione con la considerazione del primo principio (monarchia/autorità), e la conclude ancora prima della considerazione dei princípi aristocratico e democratico. Di una forma monocratica dell'organizzazione politica non si può dunque parlare neanche nell'ambito della costituzione austriaca di maggio 1934, e Messner non ebbe mai dedotto una tale costituzione dal depositum fidei stesso, neanche semplicemente dal diritto naturale. Al diritto naturale per lui corrispose la forma di stato mista e tra l'altro la democrazia organica ossia il federalismo sociale!45 E al riguardo del principio democratico Messner notò, che non per ultimo il pericolo del abuso del potere statale, che ogni ente statale più grande porta in sé, "fa necessario un controllo attraverso il popolo e i suoi organi, presso cui si deve particolarmente pensare alle corporazioni."

Per una valutazione più giusta Diamant avrebbe potuto citare anche un altro passo "non-dogmatico" dallo stesso contributo di Messner: "Naturalmente secondo le circostanze particolari l'uno o l'altro dei tre princípi detti si mostrerà più fortemente e servirà alla costituzione rispettiva come fondamento in cui non per ultimo l'elevatezza morale di un popolo è decisiva."46 E concludendo, ecco un'altra citazione che mostra il mantenuto realismo sociale e aperto di Messner come indebolimento dell'analisi di Diamant: "Siccome nella natura a cui lo stato principalmente appartiene risiede anche lo sviluppo nella cultura, non è difficile di rimuovere il fraintendimento che parlando dallo stato cattolico si debba pensare al medioevo. La dottrina cattolica sullo stato invece ha sempre respinto, particolarmente nei suoi migliori rappresentanti, di dare al suo immagine statale forme troppo rigide (...) Stato cattolico non significa dunque né la restaurazione dello stato di fede del medioevo ... né affatto un predominio della Chiesa cattolica sullo stato."47

V.1.3.2 Annotazioni al rimprovero e al concetto
di ideologia - risultato

Non sembra esserci un concetto di ideologia universalmente riconosciuto.48 Tra più possibilità Heinrich Schneider guarda "ideologia come complesso di idee, concezioni di valore, convinzioni normativamente importanti, che dà un orientamento alla prassi, dona comunanza e definisce particolarmente fini politici e sociali"49. A questo riguardo Messner potrebbe valere come ideologo nel senso positivo dello stato cristiano con ordine corporativo (non però di uno stato corporativo - Ständestaat) prima della seconda guerra mondiale.

Prendiamo un'altra definizione, cioè quella di Messner stesso dal 1966: "Ideologia è un sistema di idee e valori deviante dalla verità fondata sulla realtà, che serve a gruppi sociali per vincere influenza e potere per la realizzazione di fini politici. 'Politico' significa qui nel senso largo la politica ordinativa statale, economica, sociale e internazionale. Per la sociologia empirica, che è una scienza dell'ambito di esperienza esclusivamente esterno, ogni sistema di idee e valori è in'ideologia in quanto ha pretese sociali nel senso di una politica ordinativa."50 Non può essere escluso che le concezioni di Messner siano state usate nel primo senso da politici dello "stato corporativo" austriaco al fine di ottenere potere. Però, lo stesso Messner lavorò contro una versione non irrealistica a senso unico con un dispendio di ricerche enormi. Questo sembra anche mostrato dagli attacchi sia da parte liberale-capitalistica sia da parte "sinistro-cristiana" dopo la pubblicazione dell'opera BO 1936, ma sembra anche mostrato da parte dell'insospettabile Röpke. Nel 1966 Messner dice anche: "Che però la dottrina sociale cristiana potrebbe sfuggire ad uno scolorimento ideologico, può soltanto essere supposto da qualcuno che non è familiarizzato con la sociologia delle scienze e con la sua rispettiva critica di ideologie. Perché per loro risulta scientificamente, che nessuna dottrina sociale - di quale modo comunque sia - può scappare da un influsso da parte del condizionamento sociale, storicamente dato."51

Chi non è prevenuto ideologicamente, non potrà contestare, che anche nelle opere di Messner prima della seconda guerra mondiale troviamo una quantità di conoscenze valide e inoppugnabili.52 Con Messner si può dire: "Dove sono in questione conclusioni dalla legge naturale morale per situazioni condizionate dal tempo, dove si tratta dunque del giudizio sulle forme della loro realizzazione in vista della situazione concreta, il ricorso alla legge naturale oppure al diritto naturale può essere preguidicato ideologicamente."53 Ma la dottrina sociale cristiana non è semplicemente ideologia, "perché è intimamente congiunta col il diritto naturale."54 "I diritti naturali e dunque il diritto naturale sono ... fondati ontologicamente, nell'essere e nella realtà della natura umana, nel modo in cui si presenta all'esperienza stessa immediata dell'uomo."55

È però anche possibile di considerare esclusivamente la definizione nel senso sociologico anche data nel summenzionato contributo e nel NR, cioè ideologie quali "visioni sulla natura e sul fine dell'uomo e della società che influenzano la forma e il funzionamento dell'ordine sociale"56. Contro il determinismo marxista Messner affermò, che idee e valori esisterono anche indipendenti dalle forze produttive economiche e possederono validità.57 Idee, che però "sono solamente un oggetto della meditazione di un filosofo oppure rimangono solamente nell'ambito della discussione filosofica, non cadono sotto la categoria sociologica dell'ideologico."58 L'ideologico dunque è stato visto tra l'altro quale uno dei fattori determinanti nel sistema sociale. "Non comprende solo le idee che si mostrano nel primo piano della coscienza di una società, ma almeno altrettanto quelle, che sono efficaci nei costumi, nelle usanze e in genere nel carattere nazionale e che infatti possiedono un potere immenso nel conflitto con le altre forze formanti."59 Nessun sistema sociale è formato soltanto da una sola ideologia. E così anche il cristianesimo deve essere "guardato - sotto il punto di vista di una sociologia empirica - come uno dei 'poteri ideologici', i quali lottano insieme verso l'influsso determinante sulla formazione dell'ordine sociale."60 In questo senso senza dubbio anche Messner ha lavorato nello cosiddetto "stato corporativo" per l'influsso determinante della dottrina sociale cristiana, dei suoi princípi di ordine e dell'immagine d'ordine ben compresa di un ordine corporativo61, tanto scientificamente quanto in molti contatti personali. Al riguardo Messner ebbe sempre la convinzione, che "in quella estensione in cui le forze ideologiche determinanti di un sistema sociale si allontano dai fini essenziali della natura umana", un tale sistema dovrebbe fallire "nella realizzazione del bene comune e dunque nella possibilità dell'essenziale bene pieno di tutti i membri della comunità. L'ideologico determina la scelta dei fini, secondo la quale si orientano le funzioni dell'ordine sociale, e l'ideologico diventa così una delle cause principali della questione sociale."62

Se con Herbert Schambeck capiamo finalmente ideologia come una dottrina, "che partendo da un'esperienza di una realtà parziale cerca di spiegare tutto l'ambito del secolare"63, sembra inattendibile un duro rimprovero di ideologia contro Johannes Messner, perché lui è stato già lodato prima della seconda guerra mondiale per la sua grande e estesa visione generale64 ("Gesamtschau").

Tutte queste considerazioni fatte possiamo riunire nel seguente risultato: per l'inserzione più grave di Johannes Messner sotto la categoria degli "ideologi del austro-fascismo" nel tempo prima del 1938 non possono essere portati motivi seri. Già considerandole altre correnti dentro lo "stato corporativo", non si può parlare affatto di "austro-fascismo". Ma anche in riferimento alla via austriaca in generale sin dal 1933, Messner non sembra esser stato nessun ideologo, né nel senso di un allontanarsi dall'effettiva realtà di esperienza né nel senso di un'acritica idealizzazione dello sviluppo verso l'ordine sociale inteso, nonostante la sua lealtà personale al governo dello stato corporativo (Ständestaat).65 Tutta l'attività scientifica, tutti i contributi di Messner insieme sembrano sostenere la valutazione e l'interpretazione di Anton Rauscher: Messner "fu occupato incessatamente di salvare l'etica da corti circuiti esegetici, come se si potrebbe trarre dalla Sacra Scrittura direttive immediate per la soluzione di problemi economici. E combatté contro ideologizzazioni, per le quali teologi sono i più inclini nel caso in cui pensano di non dover scendere nei 'bassopiani' di fatti economici, ma piuttosto di poter intervenire nel senso dirigista partendo da qualche elevatezza sprirituale oppure da punti di vista ideologici."66



V.2 Critiche e risposte concernenti la fondazione del diritto naturale
(Johannes Messner dopo il 1945)

Come è noto, ci fu un rinascimento del diritto naturale subito dopo la seconda guerra mondiale, e la minoranza degli oppositori sembrò ridotta ad alcuni rappresentatori del positivismo giuridico e anche del neo-positivismo filosofico. Negli anni '60 sembrò essere nata però una nuova fronte contro il diritto naturale, addirittura da parte di teologi morali cattolici della Germania, proponendo già alcuni argomenti i quali vennero poi usati anche contro la dottrina della famosa enciclica Humanae vitae di PAOLO VI.67, concernente la legge naturale e il diritto naturale. Dobbiamo ricordarci che prima di questo periodo gli stessi teologi morali nella loro maggioranza furono propugnatori chiari del diritto naturale. Qualche esempio della critica da parte delle pubblicazioni di Franz Böckle68 può valere come esemplare per una corrente di questa teologia morale tedesca critizzando il diritto naturale in generale ossia l'uso mantenuto di un diritto naturale nelle opere di Johannes Messner.69

Franz Xaver Kaufmann prova a mostrare in una prima relazione su il matrimonio dal punto di vista socio-antropologico70 la problematica della filosofia aristotelico-scolastica con il suo presupposto della possibilità di una cognizione chiara della natura umana. Presso l'uomo tutto ciò che vale come "naturale" sarebbe sempre e necessariamente il prodotto di norme culturali, e il contenuto di queste norme è molto diverso nelle differenti culture. Nonostante un nucleo della famiglia non si potrebbe quasi trovare norme uguali in tutte le culture come norme vincolanti. Nel miglior caso si potrebbe parlare di una "natura normativa" dell'uomo in un senso culturalmente specifico e storico con la conseguenza, che corrisponde all'essenza dell'uomo stesso di osservare la sua essenza e di interpretarla sotto le rispettive condizioni dell'esistenza. Secondo l'antropologia empirica la natura umana non sarebbe una cosa chiara, e dalla moralità naturale resterebbe alla fine solamente il divieto dell'incesto e magari il divieto di uccidere e mangiare compagni del proprio gruppo.

Messner risponde71 al primo posto con Fritz Kern, il fondatore della Historia mundi, e con le sue esposizioni72 della storia primitiva quale scienza altrettanto empirica. La famiglia piccola come nucleo sarebbe presignata dalla natura dell'uomo come comunità di vita più solida. I bambini sembrano essere stati la più alta gioia per gli adulti, e il loro l'allevamento sembra essere stato l'istinto principale di tutta la cura familiare, incluso il diritto del bambino all'amore e alla cura personale. Nella famiglia stessa dunque risiede il peso specifico anche per il matrimonio, e non affatto il rapporto tra i coniugi. E nella comunità familiare nasce sin dall'inizio la coscienza del "mio" e del "tuo", di giustizia e ingiustizia e dunque della regola aurea. Il diritto naturale umano sembra infatti corrispondere al diritto positivo del tempo primitivo. Per Messner segue chiaramente: 1. si trova un deposito fondamentale di norme morali valide nella situazione fondamentale esistenziale, presignata dalla natura dell'uomo stesso, nella comunità familiare; 2. presignata dalla sua natura stessa, la comunità familiare con le sue rispettive norme fondamentali esiste sin dall'inizio della storia mondiale. Questa costante non è solamente di carattere specificamente culturale, ma piuttosto corrisponde a bisogni fondamentali esemplari della natura umana come tale. E il fatto che le norme morali seguendo i valori umani possiedono sempre un'espressione specificamente culturale, è noto alla dottrina giusnaturalistica sin da S. Agostino. La socializzazione dei bambini si svolge diversamente a seconda della cultura, però tutte queste culture possiedono insieme valori fondamentali senza quali non si potrebbe parlare di cultura. Secondo Messner sarebbe pertanto necessario di chiarire quali valori sono determinanti per il concetto di cultura, ma questi valori possono essere solo valori umani che si presentano come invadenti all'uomo nella comunità familiare.

In riferimento al fatto che conoscenze sicure riguardo al diritto naturale mancherebbero - dice F. Böckle73 - cerca la sua propria via nella questione della morale giusnaturalistica del matrimonio, affermando però in generale che la teologia morale non possa rinunciare al diritto naturale. Prendendo la conoscenza odierna, ci sarebbe una differenza molto profonda tra sessualità animale e sessualità umana. La prima servirebbe alla conservazione della specie, l'animale si accoppierebbe solo nel momento della disponibilità di concepimento della femmina. Invece la sessualità dell'uomo, costitutivamente la comunità non periodica dei due sessi, serve primariamente al consolidamento della stessa comunità dei coniugi. Il pensiero fondamentale della nuova morale matrimoniale è, che il senso del matrimonio si realizza solamente nel totale di tutti gli atti e non nell'atto singolo. In questa concezione ci sarebbe dunque anche una separazione legittima del concepimento dall'effettuare il matrimonio senza di violare la fecondità dell'amore coniugale nel suo insieme. Alle strutture biologiche come tali non si attribuisce un'etica forza normativa, piuttosto la norma morale è in ogni caso solamente la comprensione di questa realtà e il darle un senso da parte dell'uomo. Per il pensiero giusnaturalistico dunque è decisivo finalmente l'esperienza originaria della pretesa trascendentale di un dovere, ma il contenuto concreto del dovere si potrebbe solamente trovare dall'interpretazione di senso dell'essere umano, e perciò l'uomo posto in una vera storia deve sempre cercare progetti concreti dell'essere. L'obiettivo di questa critica di Böckle è chiaramente di creare spazio per la sua nuova morale matrimoniale. Con le categorie dello sviluppo, della storicità e dell'auto-realizzazione attraverso concreti progetti d'essere vuole mostrare la insostenibilità della vecchia morale rappresentata dalla dottrina giusnaturalistica.

Messner risponde74 che Böckle fondamentalmente non è riuscito a mostrare una prova contro la vecchia morale matrimoniale giusnaturalistica, perché tutte le tre categorie appena menzionate lasciano aperta la questione, secondo quali criteri l'uomo potrebbe giudicare che nello sviluppo, nella storia e nell'auto-realizzazione non si sbagli, ma possa rimanere veramente uomo e diventare più uomo, cioè di corrispondere nel suo comportamento più perfettamente alle pretese della sua dignità umana. E Böckle stesso dice75 che la dignità e il valore dell'uomo intero e della società umana devono sempre mostrare le frontiere contro ogni manipolazione arbitraria. Per Messner l'uomo in questo ambito può soltanto essere l'uomo nell'unità della sua costituzione anima - corpo.

Riguardo alla storicità Messner ricorda che la storicità del diritto è chiaro per la recente dottrina del diritto naturale. La questione però rimane in quanto si può precisamente parlare di questa storicità e in quanto rimangono determinanti proposizioni universali e immutabili per il giudizio di valore su il diritto positivo. Per esempio il diritto del contratto presso i singoli popoli è condizionato culturalmente e storicamente, ma per la valutazione, se si tratti di un diritto arbitrario o no, rimangano incambiate le proposizioni universali del diritto come "mantenere la parola data" e suum cuique. Se queste proposizioni fossero infatti formule senza contenuto76, non servirebbero a nulla riguardo al diritto del contratto. L'idea di pensare qui a formule vuote poteva soltanto nascere, perché queste proposizioni universali entrarono nella dottrina del diritto naturale soltanto come astrazioni. Ma nella realtà del diritto naturale invece non esistono affatto queste astrazioni. Nella realtà della vita - come Messner ha spiegato tante volte e come abbiamo visto nella parte principale di questa tesi, nel capitolo II - l'uomo apprende e impara le norme morale-giuridiche del comportamento nella comunità familiare. Secondo Messner, nel libro di Böckle manca soprattutto il concetto, cioè il concetto ontologico della natura umana, che si riconduce al suo stesso modo d'effettuarsi. Ecco perché M. Merleau-Ponty77 ha ragione, che si deve sempre analizzare i fatti pre-scientifici per non rimanere impigliato in astrazioni scientifiche senza speranza.

Riguardo all'auto-realizzazione e l'affermazione di Böckler che le strutture corporali come tali non possiedono una forza normativa, Messner domanda di nuovo quando questa auto-realizzazione si svolge responsabilmente e che cosa sono i rispettivi criteri. Per Messner va bene l'affermazione a causa della formulazione "strutture come tali", però nel riferimento intelligibile dell'ordine (intelligibler Ordnungszusammenhang) della natura dell'uomo nella sua integralità di persona e nell'insieme della sua responsabilità sociale-umana (mitmenschlich) anche le strutture corporali sono infatti misure ossia criteri per l'auto-realizzazione dell'uomo, come Böckle stesso78 interessantemente lo afferma anche con la sua interpretazione dell'effettuare il matrimonio: la giustezza del riferimento alla struttura intelligibile dell'agire umano non viene contestata, sebbene Böckle dice contemporaneamente che la teologia morale deve rimanere consapevole di queste strutture intelligibili. Al riguardo Messner non può trovare nessuna risposta alla domanda quali sono i criteri oggettivi per essere uomo e per diventare ciò che l'uomo è.

Secondo Messner nessun altro problema umano e morale pretende così urgentemente un criterio oggettivo del morale che la morale sessuale e matrimoniale, perché l'uomo specialmente qui è pronto troppo facilmente di interpretare ciò che si presenta nell'istinto più forte della sua natura come "naturale" ossia "ragionevole". Se si mette il condizionamento determinante dell'interpretazione della realtà nella morale matrimoniale nella comunità dei coniugi e nell'amore coniugale stesso, sembra però ogni uso del matrimonio immorale nel caso in cui l'amore si fermerebbe periodicamente oppure pienamente, sebbene la comunità dei coniugi esternamente rimane. Naturalmente Messner riconosce un progresso nella dottrina matrimoniale della teologia morale che accanto al fine della procreazione ci sarebbe altrettanto il fine dell'adempimento della vita dei coniugi nella loro comunità. Che l'amore legato al sesso vuole la comunità dei coniugi e della famiglia, è una vecchia esperienza dell'umanità. Per Messner sembra però esagerato che la sociologia culturale con ciò avrebbe scoperto una delle cause naturali di esistenza del matrimonio come istituzione.79

Che cosa è dunque la fondazione razionale e giusnaturalistica dell'inammissibilità della contraccezione artificiale ossia dell'ammissibilità di effettuare il matrimonio durante la menopausa? La fondazione non è nessun'altra che le parole di Böckle80 indicano, cioè che la dignità e il valore dell'uomo intero devono sempre mostrare i limiti contro ogni manipolazione arbitraria. E così Messner risponde finalmente usando le parole di F. Walters a causa della loro chiarezza: "Decisivo è: l'atto deve essere pieno-umano per quanto possibile; e siccome l'atto in questione è singolare nel senso, che è l'unico atto, che effettuano l'uomo e la donna come uomo e come donna, devono essere i coniugi uomo e donna così completamente in quanto è nel loro potere al tempo del svolgimento dell'atto. Questo significa tra altro, che sono generativi così completamente in quanto è nel loro potere al tempo del svolgimento dell'atto. La coppia a questo tempo può essere infatti sterile e può anche saperne. Ma con la sua congiunzione sono così completamente uomo e così completamente donna in quanto è nel loro potere, se non hanno fatto niente all'impedimento delle loro forze generative. Conseguentemente l'atto conserva anche nel tempo infecondo questo aspetto del secondo natura ossia della 'piena umanità', cioè la direzione potenziale verso la procreazione. Tutto che è meno di questo, è un atto meno pieno-umano e in tale misura un atto imperfetto".81

Segue dunque per Messner che il compito della teologia morale non può essere il superamento della morale matrimoniale giusnaturalistica, ma il compito molto più difficile e urgente consiste piuttosto nello sforzo di mostrare se potrebbero esistere possibilità di una contraccezione anche davanti alla dottrina matrimoniale giusnaturalistica.82 L'esempio mostra perché Messner si sentì frainteso perfino da famosi teologi che infatti cercavano di comprendere l'opera e l'intenzione di Messner. Fraintendimento, perché non si interpretò giustamente la sua etica di princípi e la sua base di partenza nella realtà dell'uomo e della sua natura.83 Altri che conoscevano l'attività di ricerca soltanto di nome, prendevano il suo "diritto naturale" come metafisico-deduttivo oppure esistenzialista oppure quale etica sterile di princípi. In realtà Messner ha sempre sottolineato la trasmissione attraverso l'esperienza, tanto più che nella fondazione della filosofia trascendentale, e ha sempre mantenuto la possibilità della ragione dell'uomo di conoscere il comportamento giusto, tanto più che presso i rappresentanti moderni di un'etica teleologica lavorando con un metodo analitico e la ponderazione di beni. La forza morale motrice secondo Messner è la natura dell'uomo stesso con l'impulso naturale di tutti verso l'auto-realizzazione che può soltanto svolgersi se ci sono conoscenze morali elementari, che però nuovamente sono conseguenze di esperienza (familiare), e dopo questa esperienza si presentano come giudici sintetici a priori. I comportamenti e le virtù, che rendono possibile l'essere pieno-umano di tutti, hanno però niente da fare con le proposizioni sintetiche a priori di Kant, perché queste sarebbero indipendenti da ogni esperienza.84

A. F. Utz, affermando personalmente alcuni vantaggi dell'analisi deduttivo-metafisica, ha visto l'opera di Johannes Messner quale propria via distinta sia da un puro tomismo sia dal solidarismo metafisico di Gundlach.85 Messner sarebbe riuscito a mostrare la natura sociale dell'uomo non solo quale carico addizionale della persona in riferimento al bene comune. Dal pensiero di Messner risulta il compito di cercare tali collegamenti sociali nelle quali la cultura potrebbe nascere il più effettivo. Messner non ha scelto la via deduttivo-metafisica per provare la natura sociale perché voleva il contatto con la realtà da apprendere.86 Altrettanto non ha scelto la via puramente ontologico-metafisica sin da Taparelli fino a PIO XII per arrivare al fondamento d'essere della società, perché avrebbe riconosciuto lì un annaquamento del carattere sociale della natura umana, neanche ha voluto andare l'altra via di Utz stesso, seguendo conseguentemente S. Tommaso con l'analisi deduttivo-metafisica, sebbene Messner non l'ha riconosciuto come illogico, ma quest'ultima via per lui fu troppo etica, troppo normativa, il che voleva evitare per rimanere più vicino all'esperienza e più comprensibile per l'uomo moderno. Riguardo al vero essere della società Utz ha perfino analizzato: "Anche qui risulta di nuovo, con quale percezione sottile Messner riesce a travestire il metodo deduttivo-metafisico e di presentare il risultato di quest'ultimo quale fatto empirico."87 Nonostante l'analisi proprio di Messner, cioè sottolineando la via empirica e fenomenologico-metafisica, Messner non avrebbe rifiutato l'analisi veramente dimostrativo-metafisica. Visto però il suo orientamento pastorale e spirituale, poté soltanto andare la via scelta per salvare da una parte l'idea dell'interezza (Ganzheit) e per poter dunque discutere con la filosofia ispirata da Hegel e per salvare d'altra parte la concezione cristiana dell'autonomia della persona. Per Utz non c'è una soluzione migliore - Messner è ispirato da S. Tommaso e cerca di portare il sociale e l'individuale nell'uomo ad un'unità. Cosi ha elaborato evidentemente come primo l'autonomia dell'etica sociale accanto all'etica individuale.88

Messner infatti voleva fondare un "nuovo diritto naturale", però riallacciandosi alla tradizione. Se si parlasse di una scuola di Vienna dell'etica sociale (Wiener Schule der Sozialethik), voleva intenderla quale posizione del realismo sociale. Come critico del metodo razionale e restringente della scolastica Messner si rivolge contro l'accentuazione eccessiva del metodo deduttivo per presentare dedotte proposizioni morali come assolutamente valide. Altrettanto pensa che tante volte un'ultima certezza non sia raggiungibile nell'ambito del morale, ma piuttosto una rispettiva certezza probabile, perché si collegano infatti sempre conoscenze evidenti con conoscenze della cosa ossia della situazione (Sacheinsichten), la cui giustezza può infatti essere condizionata.89

V.3 La fondazione e l'attività della Johannes-Messner-Gesellschaft in
Giappone e in Austria

Uno sguardo sulla bibliografia di questa tesi mostra, che alcune opere di Messner sono state tradotte in giapponese90, e infatti sin dal 1985 esiste una propria "Società di Johannes Messner" sotto la presidenza del professore Akira Mizunami. La rivista dell'associazione col titolo "Società ed etica" si occupa sempre del diritto naturale e della sua applicazione nel senso di S. Tommaso e di Johannes Messner.91 Soprattutto l'università cattolica Nanzan a Nagoya92 è un rispettivo luogo fruttuoso di ricerca, c'era anche un simposio internazionale sotto il titolo "The Common Good in our Changing World" in ricordo a Johannes Messner dal 25 al 28 settembre 1995.93

La fondazione della "Società di Johannes Messner" (Johannes-Messner-Gesellschaft)94 in Austria si è svolta il 22 febbraio 1991 in una riunione costitutiva a Vienna, in collaborazione dell'istituto per l'etica e scienze sociali (nato subito dopo la cattedra di Johannes Messner alla facoltà teologica cattolica dell'università di Vienna), cioè sette anni dopo la morte di Messner (+ 12 febbraio 1984). Il presidente dell'associazione scientifica è il professore emerito e prelato Rudolf Weiler (successore di Johannes Messner nella sua cattedra a Vienna), che svolge ancora lezioni sulla facoltà teologica a Vienna in onore di Johannes Messner.95 Altri famosi membri della società essendo specialisti riguardo alla persona e all'opera di Messner sono particolarmente Alfred Klose, Anton Rauscher, Herbert Schambeck96 e l'ex-ministro austriaco per le finanze, Wolfgang Schmitz.97 In questo ambito degli specialisti dobbiamo menzionare anche Wolfgang Waldstein.98 Negli statuti della fondazione si legge sul compito scelto di tenere vivo il ricordo di Messner e di continuare la diffusione del suo lavoro di vita, particolarmente sull'area del diritto naturale. Le ricerche per costruire un archivio con tutti i documenti rilevanti per le sue opere sono in corso per poter sempre di più ripubblicare oppure perfino pubblicare la prima volta opere di Johannes Messner quali edizioni scientifiche99, dotate di introduzioni critiche per tutte le ulteriori ricerche. Fino al 2001 sei simposi scientifici potevano essere tenuti, i cui risultati e le cui relazioni sono stati già pubblicati.100 Inoltre l'associazione ha l'intenzione di pubblicare un bollettino d'informazioni due volte all'anno101, che riporta tutte le attività dell'associazione austriaca e giapponese, e include anche il protocollo della riunione principale obbligatoria del febbraio di ogni anno.

E avendo considerato le parole di A. F. Utz in occasione del funerale (18 febbraio 1984)102, che dichiarò che la Chiesa avrebbe proposto un giorno quest'uomo semplice e profondamente colto come modello di vita cristiana vissuta fino in fondo, una sezione della società si occupa di un possibile processo della beatificazione di Johannes Messner da parte della Chiesa cattolica quale prete spirituale e scientifico cristiano esemplare in una grande armonia della sua vita quotidiana con tutte le virtù necessarie, processo da introdurre innanzitutto presso l'arcidiocesi di Vienna.103 Come ultime attività sono da menzionare il sesto simposio internazionale dal 24 al 26 settembre 2001 a Vienna sotto il titolo Wirtschaften - ein sittliches Gebot von Johannes Messner ("Tenere i conti economicamente - un comando morale di Johannes Messner")104 e la celebrazione del 110o compleanno di Johannes Messner nel suo villaggio natale Schwaz (Tirolo) il 23/24 giugno 2001.105

Vedendo la ricca traduzione dell'opera di Messner in diverse lingue106 (sembra che fino ad adesso addirittura non c`è stato quasi niente in italiano!)107, si può sperare che anche in altri luoghi vengano fondate società all'onore di Johannes Messner e all'ulteriore sviluppo della sua straordinaria summa iuris naturalis. Bastano già i riferimenti a Messner in Giappone, in Brasile o nella Russia108 (e naturalmente in tutta l'Europa)109 per vedere la lunga e permanente influenza della sua opera su tutto il mondo. E sembra, che adesso la ricerca scientifica, a base della sua opera, abbia trovato nuove energie, guardando più libri e siti internet in tutto il mondo, integrati anche nella bibliografia di questa tesi.



1 Messner fu l'editore della Monatsschrift für Kultur und Politik; cf. "Ja und Nein" (Glossen: Zwischen den Klassenfronten; "Die Industrie" und der Liberalismus; Die "Österreichische Arbeiterzeitung" und die Arbeiterbewegung), in: J. MESSNER (edit.), Monatsschrift für Kultur und Politik, a. II, fasc. 2 (febbraio 1937) 166 - 170.

2 "Ja und Nein" (Glossen: Zwischen den Klassenfronten; "Die Industrie" und der Liberalismus; Die "Österreichische Arbeiterzeitung" und die Arbeiterbewegung), in: J. MESSNER (edit.), Monatsschrift für Kultur und Politik, a. II, fasc. 2 (febbraio 1937) 167: "Aber für die Situation als solche scheint jedenfalls kennzeichnend, wie sehr ein solches Gespräch noch zwischen den Klassenfronten erfolgt und sich noch nicht auf berufständischem Boden bewegt, und wie sehr noch die Sorge um die geistigen und organisatorischen Requisiten der Klassengesellschaft dieses Gespräch bestimmt."

3 Österreichische Arbeiterzeitung (6 febbraio 1937) 4 s.; cit. secondo A. PELINKA, Stand oder Klasse? Die Christliche Arbeiterbewegung Österreichs 1933 bis 1938, Wien 1972 (= K. STADLER [edit.], Veröffentlichungen des Ludwig-Boltzmann-Institutes für Geschichte der Arbeiterbewegung), 193, annot. 33.

4 "Ja und Nein" (Glosse: Die "Österreichische Arbeiterzeitung" und die Arbeiterbewegung), in: J. MESSNER (edit.), Monatsschrift für Kultur und Politik, a. II, fasc. 2 (febbraio 1937) 170: "Wer ist da eigentlich gemeint? Doch nicht Österreich? Jedenfalls können wir auch in dieser Sache die 'Österreichische Arbeiterzeitung' beruhigen. Denn fast gleichzeitig mit ihrem Aufsatz erschien das 'Central-Blatt and Social Justice', das Organ der katholisch-sozialen Bewegung Nordamerikas, das gerade auf die Ausführungen des Buches, soweit sie über die Demokratie handeln, Bezug nimmt und sie mit hoher Befriedigung zitiert gegenüber den Bestrebungen von Gegnern des korporativen Systems, die dieses 'als eine Todsände gegen die Demokratie' bezeichnen. müssen wir denn wirklich demokratischer sein als die Amerikaner?"

5 Cf. O. ENDER, Gedanken zur Vollendung der Verfassung, in: J. MESSNER (edit.), Monatsschrift für Kultur und Politik, a. II, fasc. 11 (novembre 1937) 965 - 968

6 Radioansprache in: Politische Korrespondenz, 4 maggio 1937, edizione B, 1 s.; cit. secondo H. WOHNOUT, Regierungsdiktatur oder Ständeparlament? Wien - Köln - Graz 1993, 359.

7 O. ENDER, Die neue berufständische Ordnung - Zum neuesten Werk des Univ. Prof. Dr. Johannes Meßner, in: Reichspost, Wien, a. 43, n. 314 (13 novembre 1936) 3; cit. secondo la copertina di J. MESSNER (edit.), Monatsschrift für Kultur und Politik, a. II, fasc. 4 (aprile 1937): "Was Dollfuß im großen Bilde geschaut, was er instinktiv empfunden und den Grundsätzen nach verfassungsrechtlich niedergelegt hat, das erfaßt Meßner mit wissenschaftlicher Gründlichkeit; er stellt es klar heraus und, was dankenswert ist, er zeigt praktische Wege zur Verwirklichung. Das Buch erscheint zur rechten Zeit."

8 W. RÖPKE, Die Neuordnung von Gesellschaft und Wirtschaft. Betrachtungen zu Meßners "Die berufständische Ordnung", in: J. MESSNER (edit.), Monatsschrift für Kultur und Politik, a. II, fasc. 4 (aprile 1937) 326: "die weit mehr ist als ein bloßer wirtschaftstechnischer Umbau."

9 Ibid., 327: "ein überaus wertvoller Beitrag zur Lösung der gekennzeichneten Aufgabe, geschrieben von einem der Berufensten, der tiefe philosophische und soziologische Bildung mit dem Blick des erfahrenen Sozialethikers und mit intimer Kenntnis des Wirtschaftslebens und seiner Gesetze verbindet."

10 Ibid., 329: "autoritären, das heißt über den Interessenten stehenden und sich kraftvoll durchsetzenden Staates, wobei die politische Verfassung dieses Staates zunächst als eine offene Frage behandelt werden kann."

11 Ibid.: "in den Abgrund des totalen Staates oder in die Wolfsschlucht der Interessentenanarchie."

12 Ibid., 330: "getrennt vom dornigen Problem des Korporativismus".

13 Ibid., 331: "Wiederbelebung der Arbeitswürde und des Berufsgedankens".

14 Christliche Sozialethik in der Zwischenkriegszeit, in: GRONER F. (edit.), Die Kirche im Wandel der Zeit. Festgabe Seiner Eminenz dem Hochwürdigsten Herrn Joseph Kardinal Höffner, Köln 1971, 385: "Während die konkrete Sozialreform das Gebot der Stunde gewesen wäre, war die Diskussion in leidenschaftlichen Auseinandersetzungen über den Eigentumsbegriff verfangen."

15 Ibid., 387: "als schon lange eindeutig feststand, daß die Dauer der Wirtschaftsstagnation nach dem Ersten Weltkrieg nicht zuletzt darauf zurückging, daß die Unternehmer den Wettbewerb durch die Bildung von Kartellen möglichst auszuschalten bestrebt und darin höchst erfolgreich waren. Man konnte sich weithin nicht dazu durchringen, zu sehen, daß der Wettbewerb eine Gemeinwohlfunktion erfüllt"; visti i lavori scientifici prima del 1938, Messner avrebbe infatti potuto lodare se stesso al riguardo.

16 Ibid., 388: "nicht ohne Hinweis auf unverbesserliche Vertreter der Berechtigung des Kapitalzinses wie Oswald v. Nell-Breuning und Johannes Messner." Cf. anche l'annot. 352 in questa tesi.

17 Cf. J. MESSNER, Das Unternehmerbild in der katholischen Soziallehre, in: IDEM, Ethik und Gesellschaft. Aufsätze 1965 - 1974, Köln 1975 (= Veröffentlichungen der KATHOL. SOZIALWISS. ZENTRALSTELLE MÖNCHENGLADBACH), 257 s.: "Das wirkt sich zweifellos weitgehend auf die innerkatholische öffentliche Meinung aus, und diese spiegelt sich in der katholischen Soziallehre mit ihrer Akzentsetzung auf das Soziale, während das Wirtschaftliche nicht die volle Würdigung als 'Kulturfunktion der Unterhaltsfürsorge' erfährt, schon gar nicht in ihrer harten, von unnachgiebigen Realfaktoren bestimmten Wirklichkeit, in der der Unternehmer sich mit seiner Arbeit sieht (...) Die Kulturfunktion der Wirtschaft ist die, wonach der Mensch geheißen ist, sich die Erde untertan zu machen."

18 S. Th. 2. II. qu. 65. a. 1; cf. J. MESSNER, Christliche Sozialethik in der Zwischenkriegszeit, in: GRONER F. (edit.), Die Kirche im Wandel der Zeit. Festgabe Seiner Eminenz dem Hochwürdigsten Herrn Joseph Kardinal Höffner, Köln 1971, 389.

19 Cf. W. WALDSTEIN, Teoria generale del diritto. Dall'antichità ad oggi, Roma 2001, 233 - 236.

20 J. MESSNER, Christliche Sozialethik in der Zwischenkriegszeit, in: GRONER F. (edit.), Die Kirche im Wandel der Zeit, Köln 1971, 391: "Diese Aufgabe war um so schwieriger, als sie einerseits kritisch gegenüber dem Engagement einer Regierung sein mußte, die sich ausdrücklich zu der Enzyklika Quadragesimo anno bekannte, andererseits den politischen Realitäten Rechnung tragen mußte, die die Voraussetzungen für die Verwirklichung des von der Enzyklika vorgelegten Sozialmodells außerordentlich einengten."

21 Ibid.: "durch eine Verkettung von Umständen schließlich unter einer Minderheitsregierung stand, die eben einen Waffengang mit dem sozialistischen Schutzbund zu bestehen hatte. Falsch wäre es zu glauben, diese Regierung hätte sich nur aus Verlegenheit zum Sozialmodell der Enzyklika bekannt."

22 Ibid., 391 s.: "Die Initiatoren des Experiments waren bester Gesinnung und bestimmt durch ein in ihrer katholischen Überzeugung wurzelndes Verantwortungsbewußtsein. Was der Regierung vorschwebte, war ein demokratischer Korporativismus im Gegensatz zum italienisch-faschistischen."

23 Ibid., 392: "die dem angestrebten Sozialmodell ablehnend gegenüberstand wegen einer angeblichen Gefahr für die Kollektivvertragsfreiheit."

24 Ibid.: "Nicht zu vergessen die seit drei Generationen liberalistische Mentalität der wirtschaftlichen Führungsschicht, desgleichen die besonders harte Klassenkampfideologie der stark organisierten sozialistischen Arbeiterschaft. Die Schwierigkeiten wurden nicht gemindert durch die Tätigkeit eines nach Österreich geflüchteten Universitätsprofessors, der mit einer Zeitschrift die Idee des 'Ständestaates' vertrat, während die Verantwortlichen einen Staat mit berufständischer Gesellschaftsordnung anstrebten." Qui Messner ha inteso il professore straordinario per filosofia a Monaco, Dietrich von Hildebrand, opponente del regime nazista e poi emigrato in Austria, con il suo settimanale Der christliche Ständestaat (Lo stato corporativo cristiano) uscito sin dal novembre 1933. Non dobbiamo dimenticare, che Dollfuß stesso l'aveva reso possibile, fatto questo che ovviamente non fu alla gioa di Messner, anche se il settimanale si era subito dichiarato contro l'universalismo di Spann; cf. A. PYTLIK, Berufsständische Ordnung oder "Ständestaat"? Wien 1993, 66, oppure in internet: http://www.pytlik.at/messner_johannes_beruf_stand_bis1938.htm (dopo il punto 3.5); vedi anche E. WEINZIERL, Kirche und Politik, in: E. WEINZIERL/K. SKALNIK (edit.), Österreich 1918 - 1938. Geschichte der Ersten Republik, vol. 1, Graz - Wien - Köln 1983, 451 s.

25 Bastano i seguenti esempi per il cancelliere dell'Austria (1936 - 1938): "Der Ständestaat will die direkte Verbindung mit der Bevölkerung und glaubt, daß das wahre Mitbestimmungsrecht nach diesem Prinzip viel richtiger und klarer zum Ausdruck kommt als je zuvor." Oppure: "Der christlich-deutsche Ständestaat läßt sich nicht denken ohne ein breites soziales Fundament." Cit. secondo K. WILDMANN (edit.), Heimatdienst. Wir bauen auf. Juli 1934 - Juli 1937 [Wien], fasc. 12, 20 (per la prima citazione) e 23 (per la seconda citazione). E vedi anche il libro di K. SCHUSCHNIGG, Im Kampf gegen Hitler. Die Überwindung der Anschlußidee. Mit einem Vorwort von Fritz Molden, Wien - München ²1988, 66: "Das Wunschbild vom christlichen Ständestaat" ("L'immagine desiderata dello stato corporativo cristiano").

26 MESSNER (SF 7/1964) 609 s.:"Berufsständische Ordnung ist ganz und gar verschieden von ständestaatlicher Ordnung. Soweit unter 'Ständestaat' die Aufgliederung des Staatsvolkes in Verwaltungskörper nach 'Berufen' verstanden wird, ist er etwas wesentlich anderes als die berufsständische Ordnung, in der die Berufsstände in Selbstverwaltung ihre eigenen Angelegenheiten zu eigenem Rechte regeln. Ständestaat im angegebenen Sinne war der Korporativstaat des italienischen Faschismus, ihrer Tendenz nach die Reichsständeorganisation des Nationalsozialismus; das österreichische Experiment (1936 - 38) [sic!] wurde von politischen Kreisen als ständestaatliches (Wochenschrift 'Der Ständestaat') gedeutet, war es aber nicht nach den Absichten der für seinen Anlauf und für seine Programmierung Verantwortlichen. Berufsständische Ordnung ist gesellschaftliche Ordnung, sie würde an der staatlichen Ordnung der Demokratie, ihrer politischen Willensbildung und den damit verbundenen Rechten von Gesetzgeber und Regierung nichts ändern. Zu denken ist nur an eine Fortbildung der pluralistisch nach Gruppeninteressen orientierten zu der partnerschaftlich für das Gemeinwohl sich verantwortlich wissenden Gesellschaft." L'autore purtroppo non ha trovato la possibilità di seguire più precisamente il rapporto di Dollfuß al concetto Ständestaat. La questione si pone da una parte a causa del suo sostegno e la sua idea del settimanale critizzata però da Messner e d'altra parte a causa della convinzione dello stesso Messner, che i primari responsabili non avrebbero cercato di realizzare un vero "stato corporativo".

27 J. MESSNER, Christliche Sozialethik in der Zwischenkriegszeit, in: GRONER F. (edit.), Die Kirche im Wandel der Zeit, Köln 1971, 392: "Der Tagung wurde von Regierungsseite kein Hindernis in den Weg gelegt und den Vertretern der christlichen Sozialethik wurden trotz ihrer kritischen Haltung keine Schwierigkeiten bereitet. Daß angesichts der erwähnten politischen Realitäten ein autoritäres Regierungssystem für notwendig erachtet wurde, scheint verständlich."

28 Ibid.: "Name Ender, ein unbedingter Demokrat, verbürgte dafür; nicht weniger war Dollfuß, an der Genossenschaftsidee geschult, Demokrat. Angesichts der gegebenen Situation und der kurzen Anlaufzeit des Experiments erscheint es unfair, darüber zu Gericht zu sitzen und aburteilen zu wollen. Was die christliche Sozialethik angeht, so hatten sich ihre Vertreter immerhin so weit vorgearbeitet gegenüber dem durch widrige politische Realitäten bedingten Start, daß die ersten Hoffnungszeichen einer den Grundintentionen entsprechenden Entwicklung sichtbar wurden."

29 Cf. H. WOHNOUT, Regierungsdiktatur oder Ständeparlament? Wien - Köln - Graz 1993, 297 ss., 353 ss.

30 R. WEILER, Einführung in die Politische Ethik, Graz 1992, 57: "Ursprünglich bezeichnete er das von Mussolini 1922 bis 1945 errichtete Herrschaftssystem in Italien." Cf. anche W. B. SIMON, Die verirrte Erste Republik. Eine Korrektur österreichischer Geschichtsbilder, Wien 1988, 79 ss.

31 R. WEILER, Einführung in die Politische Ethik, Graz 1992, 57 s.: "In der Phase des Spätkapitalismus der Industriegesellschaften komme es zu Versuchen der Bourgeoisie, ihre Herrschaft gegen den Vormarsch des Sozialismus zu verlängern und folglich zum Bündnis mit extremen Rechtskräften."

32 L. JEDLICKA, Vom alten zum neuen Österreich, St. Pölten 1975, 219; cf. A. PYTLIK, Berufsständische Ordnung oder "Ständestaat"? Wien 1993, 46 - 49, oppure in internet:

http://www.pytlik.at/messner_johannes_beruf_stand_bis1938.htm (sotto il capitolo IV.2 "Wichtige historische Anmerkungen zu Dollfuß, Messner und Schuschnigg") e cf. anche W. B. SIMON, Die verirrte Erste Republik, Wien 1988, 8: "Beständig leugnen ganz links und ganz rechts angesiedelte Extremisten die ungeheuren substantiellen Unterschiede zwischen der autoritären Diktatur von 1933 bis 1938 und dem darauffolgenden totalitären Regime des Nationalsozialismus." "Die oft gebrauchten Ausdrücke 'Austrofaschismus' und 'Klerikofaschismus' für diese Epoche ... treffen ... keineswegs jenes Konglomerat von Bewegungen und Ideen, Persönlichkeiten und historischen Zufällen, die es im Jahre 1933 dem ehemaligen Bundeskanzler Dr. Dollfuß ermöglichte, unter massiver Hilfe Italiens ... eine Abwehrfront gegen Hitler aufzubauen, die immerhin bis März 1938 hielt".

33 W. HUBER, Zur Geschichte der Wissenschaften, in: E. WEINZIERL/K. SKALNIK (edit.), Österreich 1918 - 1938. Geschichte der Ersten Republik, vol. 2, Graz - Wien - Köln 1983, 582: "vor allem als gemäßigter Ideologe des Ständestaates in Erscheinung getreten".

34 E. TÁLOS, Sozialpartnerschaft: Zur Entwicklung und Entwicklungsdynamik kooperativ-konzertierter Politik in Österreich, in: P. GERLICH/E. GRANDE/W. C. MÜLLER (edit.), Sozialpartnerschaft in der Krise. Leistungen und Grenzen des Neokorporatismus in Österreich, Wien - Köln - Graz 1985, 47. Tálos dimostra questa opionione con una citazione da MESSNER (BO 1936) 58: "Außerdem aber hat der Staat, dessen Aufgabe ja in der Sorge für das Gemeinwohl besteht, mit starker Hand die Berufstände unter das Gemeinwohl zu beugen und ihre Bestrebungen den Forderungen des Ganzen einzuordnen. - Der staatlichen Autorität ihre volle Hoheit und Macht wieder zu geben, muß ja Folgewirkung der berufständischen Gesellschaftsreform sein. Die Gesellschaftsordnung, welcher der berufständische Gedanke angehört, fordert daher auch den autoritären Staat." (Traduzione italiana: "Inoltre lo stato, il cui compito è la preoccupazione per il bene comune, deve piegare le corporazioni con mano forte sotto il bene comune e deve inserire i loro desideri sotto le pretese del tutto. - Ridare all'autorità statale la piena maestà e il pieno potere, deve naturalmente essere un effetto conseguente della riforma corporativa.") Al riguardo non c'è nessuna differenza grande neanche dopo la seconda guerra mondiale presso MESSNER (NR 1966/84) 300: Je "stärker sich das Eigenleben der Gesellschaft in ihren föderativen und korporativen Gliederungen gebietskörperschaftlicher und berufskörperschaftlicher Art, in Verknüpfung außerdem mit einer Vielfalt von freien, von wirtschaftlichen Gruppeninteressen bestimmten Verbandsbildungen entfaltet, um so unzweifelhafter fordert das Gemeinwohlprinzip den Staat mit starker Autorität, die ihn in der pluralistisch eigenen Interessen anheimgegebenen Gesellschaft für die Erfüllung der ihm wesenseigenen Aufgaben befähigt, nämlich der gesicherten Wahrnehmung der Gemeinwohlordnung und des Allgemeininteresses." Cf. anche IDEM (SF 7/1964) 582: "Das Ziel der Sozialreform in dieser Hinsicht ist Selbstordnung der Sozialwirtschaft durch Eigenkräfte der 'Gesellschaft' und damit die Wiederherstellung der Staatsautorität und der Staatsführung ganz für den Dienst am Gemeinwohl und an der Gerechtigkeit. Dieses Ziel wird uns gleich näher beschäftigen als die Frage der berufsständischen Ordnung, nämlich der Gemeinwohlverantwortung in der pluralistischen Gesellschaft."

35 W. RÖPKE, Die Neuordnung von Gesellschaft und Wirtschaft. Betrachtungen zu Meßners "Die berufständische Ordnung", in: J. MESSNER (edit.), Monatsschrift für Kultur und Politik, a. II, fasc. 4 (aprile 1937), 329: "autoritären, das heißt über den Interessenten stehenden und sich kraftvoll durchsetzenden Staates, wobei die politische Verfassung dieses Staates zunächst als eine offene Frage behandelt werden kann."

36 Cf. per esempio MESSNER (BO 1936) 290, annot. 36, e IDEM, Zur österreichischen Staatsideologie, in: IDEM (edit.), Monatsschrift für Kultur und Politik, a. I, fasc. 10 (ottobre 1936) 875 s.: Der "Staat mit berufständischer Ordnung im Sinne von 'Quadragesimo anno' ist der Staat, der, aus der Umklammerung durch den wirtschaftlichen Interessenstreit und durch die gesellschaftlichen Mächte befreit, in voller Hoheit und Kraft der Sorge um das Gemeinwohl obliegen kann, also der autoritäre Staat". (Traduzione italiana: Lo "stato con ordine corporativo nel senso di 'Quadragesimo anno' è lo stato, che - quale liberato dalla stretta del contrasto degli interessi eonomici e degli poteri sociali - può occuparsi in piena maestà e forza del bene comune, cioè lo stato autoritario.")

37 Cf. in questa tesi il capitolo I.2.2.1.

38 E. TÁLOS, Sozialpartnerschaft, in: P. GERLICH/E. GRANDE/W. C. MÜLLER (edit.), Sozialpartnerschaft in der Krise, Wien - Köln - Graz 1985, 47: "Für die Realisierung dieser Variante ist ... das austrofaschistische Herrschaftssystem Beleg"

39 MESSNER (SF 6/1956) 577: "im österreichischen Experiment etwas anderes als den tastenden Versuch eines Anfanges und das außerdem unter schwierigsten Verhältnissen zu sehen"; citazione quasi identica IDEM (SF 7/1964) 620.

40 E. TÁLOS, Sozialpartnerschaft, in: P. GERLICH/E. GRANDE/W. C. MÜLLER (edit.), Sozialpartnerschaft in der Krise, Wien - Köln - Graz 1985, 46: "die Idee der ständischen Organisierung der gesellschaftlichen Interessen, der Kooperation und Konzertierung zwischen Staat und gesellschaftlichen Interessen unter der Führung einer starken Staatsautorität"

41 Ibid., 45, così si chiama un titolo più grande, sotto cui Messner è stato finalmente inserito. Generalmente si parla di "elementi ideologici come accomodamento sociale, cooperazione e trovare un consenso".

42 A. DIAMANT, Die österreichischen Katholiken und die Erste Republik, Wien 1965, 256: "Sogar Johannes Messner, dessen realistische, sozialpolitisch orientierten Lehren ihn deutlich von den utopischen, romantischen Träumen im katholischen Lager abhoben, hielt nun die monokratische Form der politischen Organisation für die einzige, die mit dem katholischen Dogma und dem Naturrecht in Einklang steht".

43 Cf. ibid., dove lui cita J. MESSNER, Der katholische Staatsgedanke, in: Schweizerische Rundschau (luglio 1934) 286 s., oppure in internet:

http://www.univie.ac.at/messner-gesellschaft/Katholische_Staatsgedanke.pdf (corrisponde letteralmente a IDEM, Der katholische Staat, in: DER KATHOLISCHE STAATSGEDANKE. Bericht über die katholisch-soziale Tagung der Zentralstelle des Volksbundes der Katholiken Österreichs am 29. und 30. April 1934 in Wien, Wien 1934, 12 s.): "Eine Verfassung, die den naturrechtlichen Forderungen entspricht, muß in der Tat das monarchische Prinzip verwirklichen, welches die Konzentrierung einer solchen Machtfülle in der Hand der Staatsführung bedeutet, daß die Verwirklichung und Sicherung des Gemeinwohls unter allen Umständen möglich ist ... Dagegen war es immer Lehre der christlich-naturrechtlichen Staatsauffassung, daß die Staatsgewalt selbst, wie jede Autorität, nur von Gott kommt, mag die Bestimmung ihres Trägers auch den Umständen nach verschieden sein, und war es immer ihre Lehre, daß es ein Verstoß gegen das Naturrecht ist, die Staatsgewalt mit Berufung auf angebliche Volksrechte so zu beschneiden, daß die Staatsführung zur Erfüllung ihrer Verpflichtung gegenüber dem Gemeinwohle, die das ungeschriebene Verfassungsgesetz jedes Staates ist und die vor jeder geschriebenen Verfassung gilt, unfähig wird. Das katholische Verfassungsideal verlangt daher den autoritären Staat." (Traduzione italiana: "Una costituzione, che corrisponde alle pretese del diritto naturale, deve infatti realizzare il principio monarchico, il quale risulta in una tale pienezza di potere nella mano della direzione statale che la realizazzone e l'assicurazione del bene comune è possibile sotto tutte le circostanze ... Invece era sempre dottrina della concezione di stato cristiano-giusnaturalistica che il potere statale stesso, come ogni autorità, viene soltanto da Dio - sia anche diversa la determinazione del suo portatore secondo le circostanze - e era sempre la sua dottrina che è un'offesa contro il diritto naturale di tagliare il potere statale col richiamo a supposti diritti del popolo talmente, che la direzione statale viene incapace di realizzare il suo obbligo nei confronti del bene comune che è la legge costituzionale non scritta di ogni stato e che vale prima di ogni costituzione scritta. L'ideale cattolico della costituzione pretende dunque lo stato autoritario.")

44 J. MESSNER, Der katholische Staat, in: DER KATHOLISCHE STAATSGEDANKE. Bericht über die katholisch-soziale Tagung der Zentralstelle des Volksbundes der Katholiken Österreichs am 29. und 30. April 1934 in Wien, Wien 1934, 12: "Nur dürfen Monarchie, Aristokratie und Demokratie nicht irgendwie im historischen Kleide gesehen werden, sondern sie müssen als Aufbauprinzipien staatlicher Ordnung genommen werden."

45 Cf. per esempio IDEM (SF 4/1934) 172 e IDEM (BO 1936) 263 s., annot. 27.

46 IDEM, Der katholische Staat, in: DER KATHOLISCHE STAATSGEDANKE, Wien 1934, 13: "Selbstverständlich wird den besonderen Umständen entsprechend das eine oder andere der genannten drei Prinzipien stärker hervortreten und der jeweiligen Verfassung zur Grundlage dienen, wobei nicht zuletzt die sittliche Höhe eines Volkes entscheidend ist."

47 Ibid., 6: "Da in der Natur, der der Staat grundsätzlich zugehört, auch die Entfaltung in der Kultur gelegen ist, ist unschwer das Mißverständnis zu beseitigen, daß an das Mittelalter zu denken sei, wenn vom katholischen Staate die Rede ist. Die katholische Staatslehre hat es indessen gerade in ihren besten Vertretern immer abgelehnt, ihrem Staatsbilde zu starre Formen zu geben (...) Katholischer Staat bedeutet also weder Wiedererweckung des mittelalterlichen Glaubensstaates ... bedeutet schon gar nicht eine Vorherrschaft der katholischen Kirche über den Staat." Già allora dunque Messner non aveva ignorato l'essenza storica dello stato; cf. IDEM (NR 1966/84) 761: "Die Naturrechtslehre wird gegen ... Verirrungen um so mehr geschätzt sein, je klarer sie sich vor Augen hält, daß die Naturordnung im Bereich des Staates, fast noch mehr als sonst, sich auf Grundprinzipien allgemeinen Charakters beschränkt."

48 H. SCHNEIDER, art. "Ideologie", in: Katholisches Soziallexikon, Innsbruck - Wien - München ²1980, 1139 .

49 Ibid., 1141: "Ideologie als Komplex von Ideen, Wertvorstellungen, normativ bedeutsamen Überzeugungen, der praktischem Handeln Orientierung gibt, Gemeinsamkeit stiftet und insbesondere politische oder gesellschaftliche Ziele definiert".

50 J. MESSNER, Christliche Soziallehre, in: IDEM, Ethik und Gesellschaft. Aufsätze 1965 - 1974, Köln 1975 (= Veröffentlichungen der KATHOL. SOZIALWISS. ZENTRALSTELLE MÖNCHENGLADBACH), 385 s.: "Ideologie ist ein von der wirklichkeitsbezogenen Wahrheit abweichendes Ideen- und Wertsystem, das Gesellschaftsgruppen zur Gewinnung von Einfluß und Macht für die Verwirklichung politischer Ziele dient. 'Politisch' ist hier im weiten Sinn der staatlichen, wirtschaftlichen, sozialen, internationalen Ordnungspolitik zu verstehen. Für die empirische Soziologie, das ist eine Wissenschaft des ausschließlich äußeren Erfahrungsbereiches, ist jedes Ideen- und Wertsystem, das gesellschaftlich-ordnungspolitische Ansprüche erhebt, eine Ideologie."

51 Ibid., 389: "Daß allerdings die christliche Soziallehre der ideologischen Verfärbung entgehen soll, kann nur annehmen, wer mit der Wissenschaftssoziologie und der ihr zugehörigen Ideologiekritik nicht vertraut ist. Denn für sie steht es wissenschaftlich fest, daß keine Gesellschaftslehre, welcher Art immer, der Beeinflussung durch die geschichtlich gegebene gesellschaftliche Verumständung zu entgehen vermag."

52 Cf. ibid., 390.

53 Ibid.: "Wo indessen Folgerungen aus dem sittlichen Naturgesetz auf zeitbedingte Verhältnisse in Frage stehen, also das Urteil über die Formen ihrer Verwirklichung angesichts der konkreten Situation, kann die Berufung auf das Naturgesetz oder das Naturrecht ideologisch beeinträchtigt sein." Cf. Ibid., 389: Messner menzionava come esempio una congiunzione di "trono e altare", fondata "giusnaturalisticamente".

54 Ibid., 390.

55 Ibid., 391 s.: "Die natürlichen Rechte und damit das Naturrecht ist ... ontologisch begründet, im Sein und in der Wirklichkeit der Menschennatur, wie sie sich der unmittelbaren menschlichen Erfahrung selbst darbietet." Cf. ibid., 391: "Mit unserer Betonung der Wirklichkeit halten wir uns an das von der wissenschaftstheoretischen Ideologiekritik selbst festgehaltene Kriterium der Unterscheidung von Wahrheitserkenntnis und Ideologieverfallenheit." (Traduzione italiana: "Con la nostra accentuazione della realtà ci appoggiamo al criterio mantenuto dalla scientifica critica delle ideologie stessa per distinguere la cognizione della verità dalla caduta in ideologie.")

56 IDEM (NR 1966/1984) 479: "Anschauungen über die Natur und den Zweck des Menschen und der Gesellschaft, die Einfluß auf die Gestalt und das Funktionieren der Gesellschaftsordnung haben"; cf. gìa IDEM (NR 1950) 252 ss.

57 IDEM (NR 1966/84) 480

58 IDEM, Der Funktionär, Innsbruck - Wien - München 1961, 15: "nur Gegenstand der Meditation eines Philosophen sind oder nur im Bereich des philosophischen Gesprächs bleiben, fallen nicht unter die soziologische Kategorie des Ideologischen."

59 IDEM (NR 1966/84) 481: "umfaßt nicht nur die im Vordergrund des Bewußtseins einer Gesellschaft stehenden Ideen, sondern mindestens gleicherweise jene, die in Sitten, Brauchtum und überhaupt im Volkstum wirksam sind und die tatsächlich im Konflikt mit anderen gestaltenden Kräften eine gewaltige Macht besitzen." Altri gruppi di fattori da notare nel sistema sociale ci sono l'istituzionale, l'avversione contro cambiamenti di consuetudini di vita, le forze politiche con il loro tendere verso il dominio e il potere in una comunità e le forze techniche nella loro efficacia sulla cooperazione socio-economica.

60 Ibid., 482: "unter dem Gesichtspunkte einer empirischen Soziologie als eine der 'ideologischen Mächte' angesehen werden, die miteinander um den bestimmenden Einfluß auf die Gestaltung der Gesellschaftsordnung ringen."

61 Cf. per esempio solo il titolo del seguente contributo, che si appoggiava in parte su esposizioni della BO 1936 pubblicata poco dopo: J. MESSNER, Zur österreichischen Staatsideologie (= all'ideologia austriaca dello stato), in: IDEM (edit.), Monatsschrift für Kultur und Politik, a. I, fasc. 10 (ottobre 1936) 869 - 880.

62 IDEM (NR 1966/84) 483: "dem Umfang, in dem die ein Gesellschaftssystem bestimmenden ideologischen Kräfte von den wesenhaften Zwecken der menschlichen Natur abgehen"; "in der Verwirklichung des Gemeinwohls und daher in der Ermöglichung des wesenhaften Vollwohles aller Glieder der Gemeinschaft. Das Ideologische bestimmt die Zweckauswahl, nach der sich die Funktionen der Gesellschaftsordnung richten, und wird damit zu einer Hauptursache der sozialen Frage." Vedi anche R. WEILER, Einführung in die politische Ethik, Graz 1992, 52 s., che afferma la fondazione morale della politica contro l'ideologico. "Abzulehnen sind jedenfalls totalitäre Ideologien." (Traduzione italiana: "Da respingere sono comunque le ideologie totalitari.") Si trova qui anche la seguente definizione: "Unter Ideologien versteht man den Inbegriff ideologisch wirksamer, weltanschaulich begründeter Geistesströmungen zur Legitimierung oder Bekämpfung politischen Verhaltens und politischer Verhältnisse." (Traduzione italiana: "Sotto ideologie si comprende la quintessenza di correnti spirituali ideologicamente efficaci e fondati per la legittimazzione oppure per la lotta concernente un comportamento politico e condizioni politiche.")

63 H. SCHAMBECK, Der Einzelne in Kirche, Staat und Gesellschaft, in: IDEM, Kirche, Staat und Demokratie. Ein Grundthema der katholischen Soziallehre, Berlin 1992, 145: "die von der Erfahrung einer Teilwirklichkeit aus den gesamten Bereich des Innerweltlichen zu erklären sucht".

64 Così letteralmente presso A. M. KNOLL, Das Ringen um die berufsständische Ordnung in Österreich, Wien 1933 (= Schriftenreihe des Österreichischen Heimatdienstes 5), 24, in riferimento alla SF di Messner.

65 Dobbiamo ricordarci a MESSNER (BO 1936) V (prefazione): "Die berufständische Ordnung ist für die Gesellschaftswissenschaft wie für die Gesellschaftsreform völliges Neuland, da es kein Beispiel für sie in der Geschichte gibt. Fertige Baupläne und einfache Handregeln, mit denen ein nicht unbeträchtliches Schrifttum gleich aufwarten zu können glaubte, sind daher verfrüht." ("L'ordine corporativo è un terreno nuovo sia per la scienza sociale sia per la riforma sociale, perché non c'è nessun esempio per esso nella storia. Progetti di costruzione terminati e semplici regole pratiche, i quali una letteratura non trascurabile credeva di poter subito offrire, sono perciò troppo prematuri.") Visto realisticamente, si sarebbe trattato solamente di chiarire i fini e di segnare il passo seguente di questa via. Come durata si dovrebbe esser fissata più di una generazione. - Per A. RAUSCHER, Johannes Messner, in: J. ARETZ/R. MORSEY/A. RAUSCHER (edit.), Zeitgeschichte in Lebensbildern, Mainz 1984, 256, questo passo della BO 1936 significa perfino: "Questo comprende anche una critica chiara al tentativo fallito della costruzione di uno stato corporativo in Austria." Interpretazione questa, secondo l'opinione dell'autore troppo favorevole per Messner prima del 1938.

66 A. RAUSCHER, Johannes Messner, in: J. ARETZ/R. MORSEY/A. RAUSCHER (1984) 260: "war unablässig bemüht, die Ethik vor exegetischen Kurzschlüssen zu bewahren, so als ob man aus der Heiligen Schrift unmittelbar Richtlinien für die Lösung von wirtschaftlichen Problemen schöpfen könnte. Und er kämpfte gegen Ideologisierungen an, für die Theologen dann am meisten anfällig sind, wenn sie meinen, sich nicht in die 'Niederungen' wirtschaftlicher Tatsachen begeben zu sollen, sondern von irgendwelchen geistigen Höhen oder ideologischen Standpunkten her dirigierend eingreifen zu können."

67 Cf. in internet:

http://www.vatican.va/holy_father/paul_vi/encyclicals/documents/hf_p-vi_enc_25071968_humanae-vitae_lt.html

68 Cf. F. BÖCKLE (edit.), Naturrecht im Disput. Drei Vorträge beim Kongreß der deutschsprachigen Moraltheologen 1965 in Bensberg, Düsseldorf 1966; cf. E.-W. BÖCKENFÖRDE/F. BÖCKLE (edit.), Naturrecht in der Kritik, Mainz 1973.

69 Cf. per questo capitolo particolarmente J. MESSNER, Atheismus und Naturrecht. Streitgespräch mit Ernst Topitsch, in: Neues Forum, a. 13 (1966) 475 -478; 607 - 611; 698 - 702; cf. IDEM, Atheismus und Naturrecht. Streitgespräch mit Ernst Topitsch, in: Neues Forum, a. 14 (1967) 28 - 31, 360 - 362; cf. IDEM, Sind die Naturrechtsprinzipien Leerformeln? in: F. BÖCKLE/F. GRONER (edit.), Moral zwischen Anspruch und Verantwortung. Festschrift für Werner Schöllgen, Düsseldorf 1964, 318 - 336; cf. IDEM, Sind die Naturrechtsprinzipien inhaltsleere Formeln? in: Österreichische Zeitschrift für öffentliches Recht, a. XV (1965) 163 - 178 (data d'arrivo: 4 novembre 1964); cf. IDEM, Was der Papst nicht gesagt hat: Das Schicksal der Welt von morgen und der Streit um die Geburtenkontrolle, in: Die Presse (17/18 agosto 1968) 5; cf. IDEM, Ehemoral und Entscheidungsethik, in: Hochland, a. 62 (1970) 1 - 19; cf. IDEM, Naturrecht im Disput, in: Österr. Zeitschrift für öffentliches Recht, a. XXI (1971) 7 - 18 (data d'arrivo: 3 aprile 1969); cf. IDEM, Ehemoral und Entscheidungsethik, in: A. KLOSE/R. WEILER (edit.), Menschen im Entscheidungsprozeß, Wien - Freiburg - Basel 1971, 375 - 396; cf. IDEM, Aktualität des Naturrechts (Kritik der Kritik), in: Österreichische Zeitschrift für öffentliches Recht, a. XXVII (1976) 43 - 66 (data d'arrivo: 21 febbraio 1975); cf. IDEM, Fundamentalmoral, in: Theologie und Glaube, 68 (1978) 321 - 329; cf. al riguardo anche R. WEILER Logos und Ethos, in: A. KLOSE/H. SCHAMBECK/R. WEILER (edit.), Das Neue Naturrecht, Berlin 1985, 9 - 19; cf. R. WEILER, Katholische Soziallehre unterwegs, in: IDEM, Herausforderung Naturrecht. Beiträge zur Erneuerung und Anwendung des Naturrechts in der Ethik, Graz 1996, 413 - 427.

70 Cf. F. X. KAUFMANN, in: F. BÖCKLE (edit.), Naturrecht im Disput, Düsseldorf 1966, particolarmente 26, 46, 57.

71 Cf. J. MESSNER, Naturrecht im Disput, in: Österr. Zeitschrift für öffentliches Recht, a. XXI (1971) 8 ss.; cf. IDEM, Moral in der säkularisierten Gesellschaft, in: Internationale Katholische Zeitschrift Communio, a. I (1972,) 145; cf. anche IDEM, Naturgesetz und Naturrecht in China, in: KATHOLISCH-THEOLOGISCHE FAKULTÄT WIEN (edit.), Dienst an der Lehre, Festschrift zum 60. Geburtstag von Kardinal Franz König, Erzbischof von Wien, Wien 1965, 15 - 29.

72 Cf. F. KERN, Der Beginn der Weltgeschichte, Bern 1953, particolarmente 61, 73, 157 ss. e 249.

73 Cf. F. BÖCKLE (edit.), Naturrecht im Disput, Düsseldorf 1966, particolarmente 121 - 140.

74 Cf. J. MESSNER, Naturrecht im Disput, in: Österr. Zeitschrift für öffentliches Recht, a. XXI (1971) 16 - 18.

75 Cf. F. BÖCKLE (edit.), Naturrecht im Disput, Düsseldorf 1966, 140.

76 Cf. al riguardo J. MESSNER, Sind die Naturrechtsprinzipien Leerformeln? in: F. BÖCKLE/F. GRONER (edit.), Moral zwischen Anspruch und Verantwortung. Festschrift für Werner Schöllgen, Düsseldorf 1964, 318 - 336; cf. IDEM, Sind die Naturrechtsprinzipien inhaltsleere Formeln? in: Österreichische Zeitschrift für öffentliches Recht, a. XV (1965) 163 - 178.

77 Cf. M. MERLEAU-PONTY., Phénomenolgoie de la Perception, Paris 1945.

78 Cf. F. BÖCKLE (edit.), Naturrecht im Disput, Düsseldorf 1966, 138.

79 Messner indica qui Gen 2,24, Mt 19,5 ed Eph 5,31 per mostrare che la bibbia sempre sapeva di questa causa naturale del matrimonio.

80 Cf. di nuovo F. BÖCKLE (edit.), Naturrecht im Disput, Düsseldorf 1966, 140.

81 Cf. in: The Tablet (London - 11 gennaio 1969) 41, tradotto in: J. MESSNER, Naturrecht im Disput, in: Österr. Zeitschrift für öffentliches Recht, a. XXI (1971) 16 s.: "Worauf es ankommt, ist: der Akt muß vollmenschlich sein soweit als möglich; und da der in Frage stehende Akt einzigartig ist in dem Sinn, daß es der einzige Akt ist, den Mann und Frau als Mann und Frau vollziehen, müssen die Partner so vollständig Mann und so vollständig Frau sein, als es in ihrer Macht steht zur Zeit des Aktvollzuges. Das bedeutet unter anderem, daß sie so vollständig zeugnisfähig (generative) sind als es zur Zeit des Aktvollzuges in ihrer Macht steht. Nun kann das Paar zu dieser Zeit tatsächlich unfruchtbar sein und kann auch wissen, daß dem so ist. Jedoch bei ihrer Vereinigung sind sie so vollständig Mann und so vollständig Frau, als es in ihrer Macht steht, wenn sie nichts zur Verhinderung ihrer Zeugungskräfte getan haben. Infolgedessen behält der Akt auch in der unfruchtbaren Zeit diesen Aspekt des Naturgemäßen oder der 'Vollmenschlichkeit', nämlich die potenzielle Hinordnung auf Zeugung. Alles was weniger ist als dies, ist ein weniger vollmenschlicher und insofern unvollkommener Akt (...) Aber ob eine solche Unvollkommenheit immer schwer schuldhaft ist, ist eine völlig andere Frage". Vedi il settimanale cattolico internazionale The Tablet anche nell'inernet:

http://www.thetablet.co.uk - cf. A. AUER, art. "Ehe", in: H. FRIES (edit.), Handbuch theologischer Grundbegriffe. Vol 1, München 1962, 247 s. Cf. anche J. MESSNER, Widersprüche in der menschlichen Existenz, Tatsachen, Verhängnisse, Hoffnungen, Innsbruck - Wien - München 1952 (nuova edizione preparata per il 2002/2003), particolarmente 57 ss. e 115 ss. - già nel 1952 dunque ha mostrato molto concretamente (il libro fu pubblicato specialmente per giovani) la via analitica di evincere norme valide per l'essere dall'esperienza in riferimento ai fini (telos!) immanenti (all'essere) ossia ai fini esistenziali. Il momento creativo nell'auto-realizzazione secondo il giusto dell'inclinazione (triebrichtig) viene elaborato in modo impressionante attraverso l'esempio dell'istinto sessuale e attraverso l'esempio dell'impulso verso la felicità. Cf. anche la versione inglese IDEM, Ethics and Facts. The Puzzling Pattern of Human Existence, St. Louis (USA) - London 1952.

82 Cf. IDEM, Naturrecht im Disput, in: Österr. Zeitschrift für öffentliches Recht, a. XXI (1971) 18: "Nicht die Überwindung der naturrechtlichen Ehemoral kann Aufgabe der Moraltheologie sein, ihre viel schwierigere und dringlichere Aufgabe besteht darin, zu zeigen, wann und in welcher Weise auch angesichts der naturrechtlichen Ehelehre für das persönliche Gewissen Möglichkeiten der Empfängnisverhütung in der Ehe bestehen." (Traduzione italiana: "Il compito della teologia morale non può essere il superamento della morale matrimoniale giusnaturalistica, ma il compito molto più difficile e urgente consiste piuttosto nel mostrare quando e in quale modo esistono possibilità della contraccezione per la coscienza personale anche davanti alla dottrina matrimoniale giusnaturalistica.") Cf. IDEM, Ehemoral und Entscheidungsethik, in: Hochland, a. 62 (1970) 1 - 19; cf. IDEM, Ehemoral und Entscheidungsethik, in: A. KLOSE/R. WEILER (edit.), Menschen im Entscheidungsprozeß, Wien - Freiburg - Basel 1971, 375 - 396, per esempio il sommario inglese ibid., 395: "When discussing matrimonial ethics, strictly speaking the prohibition of contraceptives ... a solution should be strived for which does not throw discredit on the law itself, but answers the question: How can we live with this law, how wide a scope of decision is left to the individual conscience? (...) there may be reason for the use of drugs checking ovulation in various situations, according to the principle of dual reaction (...) there may exist a collision of duties or values between such a law and the basic value of conjugal and family life, resulting out of a misguided development with regard to social and economic life." Cf. anche IDEM, Was der Papst nicht gesagt hat: Das Schicksal der Welt von morgen und der Streit um die Geburtenkontrolle, in: Die Presse (17/18 agosto 1968) 5: "Angesichts dessen, was der Papst in seiner Enzyklika 'Humanae vitae' nicht sagt, was aber bei der Überlegung dessen, was er sagt, ins Blickfeld kommt, wird vielleicht in einer nicht zu fernen Periode der Geschichte die Enzyklika mit ihrer Warnung vor einem voreiligen Schritt in der Unterbindung menschlichen Lebens als das für die Menschheit an der Schwelle zum 21. Jahrhunderts wichtigste Dokument bezeichnet werden." (Traduzione italiana: "Riguardo a quello che il papa non dice nella sua enciclica 'Humanae vitae', che però viene in vista nella riflessione di quello che lui dice, l'enciclica verrà probabilmente dichiarato quale documento più importante per l'umanità alla soglia del ventunesimo secolo con il suo ammonimento contro un passo affrettato nell'impedimento di vita umana.") Cf. IDEM, Fundamentalmoral, in: Theologie und Glaube, 68 (1978) 321 - 329.

83 Cf. R. WEILER Logos und Ethos, in: A. KLOSE/H. SCHAMBECK/R. WEILER (edit.), Das Neue Naturrecht, Berlin 1985, 11 - 14; cf. A. HOLLERBACH, Christliches Naturrecht im Zusammenhang des allgemeinen Naturrechtsdenkens, in: E.-W. BÖCKENFÖRDE/F. BÖCKLE (edit.), Naturrecht in der Kritik, Mainz 1973, 32; cf. E.-W. BÖCKENFÖRDE, Kirchliches Naturrecht und politisches Handeln, in: E.-W. BÖCKENFÖRDE/F. BÖCKLE (edit.), Naturrecht in der Kritik, Mainz 1973, 98 - 101, 108 - 112 e la rispettiva risposta di J. MESSNER, Aktualität des Naturrechts (Kritik der Kritik), in: Österreichische Zeitschrift für öffentliches Recht, a. XXVII (1976), 48 - 51; cf. F. X. KAUFMANN, Wissenssoziologische Überlegungen zu Renaissance undNiedergang des katholischen Naturrechtsdenkens im 19. und 20. Jahrhundert, in: E.-W. BÖCKENFÖRDE/F. BÖCKLE (edit.), Naturrecht in der Kritik, Mainz 1973, 130 - 146, e la rispettiva risposta di J. MESSNER, Aktualität des Naturrechts (Kritik der Kritik), in: Österreichische Zeitschrift für öffentliches Recht, a. XXVII (1976) 51 - 55; cf. anche J. MESSNER, Vom Ursprung und Ende der Metaphysik, zum gleichnamigen Buch von E. Topitsch, Wien 1958, in: Österr. Zeitschrift für öffentliches Recht, a. X (1959) 154 - 158; cf. S. H. PFÜRTNER, Das Naturrecht und die Krise des kirchlichen Lehramtes, in: E.-W. BÖCKENFÖRDE/F. BÖCKLE (edit.), Naturrecht in der Kritik, Mainz 1973, 194 -215, e la rispettiva risposta di J. MESSNER, Aktualität des Naturrechts (Kritik der Kritik), in: Österreichische Zeitschrift für öffentliches Recht, a. XXVII (1976) 58 - 61.

84 Cf. J. MESSNER, Fundamentalmoral, in: Theologie und Glaube, 68 (1978) 325. - K. RAHNER, Bemerkungen über das Naturgesetz und seine Erkennbarkeit, in: Orientierung 19 (1955) 239-243, ha evidentemente raccolto il punto di partenza dell'esperienza soltanto dopo J. MESSNER, Kulturethik, Innsbruck - Wien - München ²1954 (3/2001), 237 ss.; cf. R. WEILER, Das Naturrecht im Vergleich der Richtungen der Ethik von heute gemäß Johannes Messners "Universalismus der traditionellen Ethik", in: H. SCHAMBECK/R. WEILER (edit.), Naturrecht in Anwendung: "Johannes-Messner-Vorlesungen" 1996 - 2001, Graz 2001, 79 - 93; cf. P. INHOFFEN, Neigungen unter dem Gesetz der Vernunft bei Thomas und Kant. Versuch eines Vergleichs, in: IDEM, Vom Ethos zur Ethik. Beiträge zu Moraltheologie und Sozialethik, Graz 1999 (= Grazer Theologische Studien, vol. 22), 35-55.

85 Cf. A. F. UTZ, Johannes Messners Konzeption der Sozialphilosophie. Die Definition der Sozialnatur und der Gesellschaft, in: A. KLOSE/H. SCHAMBECK/R. WEILER (edit.), Das Neue Naturrecht, Berlin 1985, 21-62; cf. anche IDEM, Die epistemologische Grundlage der Ethik und Sozialethik von Johannes Messner, in: R. WEILER/V. ZSIFKOVITS, Erfahrungsbezogene Ethik. Festschrift für Johannes Messner zum 90. Geburtstag, Berlin 1981, 17-36.

86 Cf. però anche A. F. UTZ, Johannes Messners Konzeption der Sozialphilosophie. Die Definition der Sozialnatur und der Gesellschaft, in: A. KLOSE/H. SCHAMBECK/R. WEILER (edit.), Das Neue Naturrecht, Berlin 1985, 33: "Wie sehr sich Messner trotz seiner induktiven Methode auf einen deduktiv gewonnenen Nachweis stützt, beweist er auch durch den Hinweis auf die Natur der Engel, die als reine Geister im Unterschied zum Wesen des Menschen in sich perfekt sind und keiner Ergänzung bedürfen, darum auch nicht naturhaft sozial sein können." (Traduzione italiana: "Quanto Messner, nonostante il suo metodo induttivo, si rivolge a una dimostrazione evinta deduttivamente, egli prova anche con il riferimento alla natura degli angeli, i quali come puri spiriti sono perfetti in sé a differenza all'essenza dell'uomo e non hanno bisogno di un completamento, e pertanto non possono essere sociali in senso del naturale.") Cf. MESSNER (NR 1966/84) 156.

87 Cf. A. F. UTZ, Johannes Messners Konzeption der Sozialphilosophie. Die Definition der Sozialnatur und der Gesellschaft, in: A. KLOSE/H. SCHAMBECK/R. WEILER (edit.), Das Neue Naturrecht, Berlin 1985, 41: "Es bestätigt sich auch hier wiederum, mit welchem feinsinnigen Gespür es Messner versteht, die deduktiv-metaphysische Methode zu verkleiden und deren Ergebnis als empirisches Faktum darzustellen. Diese besagte Verkleidung wird ebenfalls deutlich sichtbar in der Distanzierung Messners vom Individualismus: 'Die Verbundenheit der Indidividuen in der Gesellschaft besteht indessen zwar in Wechselbeziehungen, jedoch nicht in Wechselbeziehungen von in sich fertigen Individuen, wie alle individualistische Theorie annimmt, sondern in Wechselbeziehungen, durch die die Individuen erst zu vollmenschlichem Sein kommen und durch die daher eine neue Wirklichkeit begründet wird.'"Cf. MESSNER (NR 1966/84) 167.

88 Cf. A. F. UTZ, Johannes Messners Konzeption der Sozialphilosophie. Die Definition der Sozialnatur und der Gesellschaft, in: A. KLOSE/H. SCHAMBECK/R. WEILER (edit.), Das Neue Naturrecht, Berlin 1985, 60.

89 Cf. R. WEILER Logos und Ethos, in: A. KLOSE/H. SCHAMBECK/R. WEILER (edit.), Das Neue Naturrecht, Berlin 1985, 15; cf. J. MESSNER, Nothelfer für Zeiten, die der Vernunft spotten. Vor siebenhundert Jahren starb Thomas von Aquin, doch was hat das uns zu sagen? Thomas v. Aquin, seine Bedeutung für die Gegenwart, in: Die Presse (2/3 marzo 1974), oppure IDEM, Thomas von Aquin, was hat er uns zu sagen? Lehrer für Zeiten, die sich der Erkenntnis der Wirklichkeit sperren, in: Schweizerische Katholische Wochenzeitung, n. 4 (29 gennaio 1988) 1 s.: "Thomas' Gedanke ist: Die Entwicklung ist ständig im Fluß, die getroffenen Regelungen sind ohnedies nie etwas Endgültiges, die Situation muß stets neu überprüft werden. Jedoch nie darf sich die Vernunft von ihrer ureigensten Verpflichtung zur Wahrheitserkenntnis entbunden wissen." (Traduzione italiana: "Il pensiero di Tommaso è: lo sviluppo è permanente come un fiume, le regole poste non sono mai una cosa definitiva, la situazione deve essere sottoposta sempre di nuovo a un controllo. Però la ragione non deve mai sentirsi esonerata dall'obbligo originario e proprio alla cognizione della verità.")

90 Cf. per esempio le traduzioni dell'opera "Das Naturrecht" (1950), Tokio 1956; dell'opera "Das englische Experiment des Sozialismus" (1954) tradotto dal prof. Koh Kaneko (+ 1965), Tokio 1961; di settori dell'opera "Die Soziale Frage" (6/1956), tradotto di nuovo dal prof. Koh Kaneko (+ 1965), Tokio 1963; del libretto "Kurz gefaßte christliche Soziallehre" (1979), Tokio 1983; dell'opera "Das Naturrecht" (6/1966), Tokio ²1995 e recentemente anche dell'opera "Die Magna Charta der Sozialordnung. 90 Jahre Rerum novarum" (1981), Tokio 2001 (= H. YAMADA [trad.], in: "Società ed etica" [rivista giapponese della "Società di Johannes Messner"], n. 10 [2001] 177 - 189).

91 Cf. questa rivista in giapponese, particolarmente n. 10 (2001) e n. 12 (2002): in quest'ultimo numero si trova contributi tradotti in'onore di Johannes Messner, per esempio di H. SCHAMBECK, Johannes Messner e il significato della sua dottrina di diritto e stato; di T. NOJIRI, Etica dell'economia presso Johannes Messner; di H. YAMADA, Diritto naturale statico e dinamico in Johannes Messner.

92 Vedi in internet: http://www.nanzan-u.ac.jp/

93 Cf. A. MIZUNAMI/W. SCHMITZ (edit.), The Common Good in our Changing World, Wien ²1998 (= Beiträge zum Naturrecht 2 - seconda migliorata edizione).

94 Cf. il sito dell'associazone in internet:

http://www.univie.ac.at/messner-gesellschaft/ - nel tempo della conclusione di questa tesi l'ultimo aggiornamento notato sul sito era soltanto dal 18 maggio 2001, un'inattività virtuale che certamente risulta dal grande lavoro della riedizione oppure prima edizione di opere di Messner (cf. l'annot. 459 di questa tesi).

95 Cf. la collezione di queste lezioni, che sono tra altro un bellissimo riassunto della dottrina di Messner: H. SCHAMBECK/R. WEILER (edit.), Naturrecht in Anwendung: "Johannes-Messner-Vorlesungen" 1996 - 2001, Graz 2001.

96 Cf. W. WALDSTEIN, Teoria generale del diritto. Dall'antichità ad oggi, Roma 2001, 239 - 244.

97 Il primo presidente fu il prelato Leopold Ungar. E non dobbiamo dimenticare membri, che hanno contribuito sempre al lavoro della società, per esempio Johannes Kazutochi Sugano (+ 1994), Herbert Pribyl, Werner Freistetter, Walter Kühnelt, Akira Mizunami, Hideshi Yamada, Ryosuke Inagaki, Hiroichi Iyemoto, Nojiri Taketoshi, Takahashi Hiroshi, Ingeborg Gabriel, Johannes Schnarrer e Senta Reichenpfader e parecchi altri. L'autore stesso fu personalmente presente nella riunione di fondazione come nuovo membro. Per tanti anni sono stato anche il contabile dell'associazione a causa della scuola economica frequentata.

98 Cf. W. WALDSTEIN, Teoria generale del diritto. Dall'antichità ad oggi, Roma 2001, particolarmente 25 - 27 e 221 - 227.

99 Cf. già i primi tre volumi usciti dentro A. RAUSCHER/R. WEILER (edit.), Johannes Messner, Ausgewählte Werke, come vol. 1: Johannes Messner. Kulturethik mit Grundlegung durch Prinzipienethik und Persönlichkeitsethik. Nachdruck der Ausgabe von 1954. Eingeleitet von Alfred Klose und Rudolf Weiler, München - Wien 2001; come vol. 2: Johannes Messner. Frühschriften. W. Hohoffs Marxismus. Studien zur Erkenntnislehre der nationalökonomischen Theorie. Sozialökonomie und Sozialethik. Studie zur Grundlegung einer systematischen Wirtschaftsethik. Eingeleitet von Anton Rascher SJ, München - Wien 2002 = la prima pubblicazione della tesi su W. Hohoff e la sua teoria, cf. J. MESSNER, W. Hohoffs Marxismus - Studien zur Erkenntnislehre der nationalökonomischen Theorie (Doktorarbeit), München 1925; come vol. 3: Johannes Messner. Spirituelle Schriften. Das Wagnis des Christen (In der Kelter Gottes). Das Unbefleckte Herz - Litanei und Betrachtungen nach Kardinal J. H. Newman und M. J. Scheeben. Eingeleitet von Senta Reichenpfader, München - Wien 2002. In preparazione per l'anno 2002/2003 sono le seguente opere: J. MESSNER, Widersprüche in der menschlichen Existenz, Tatsachen, Verhängnisse, Hoffnungen, Innsbruck - Wien - München 1952 (come vol. 4); IDEM, Das Gemeinwohl. Idee, Wirklichkeit, Aufgaben. Wesentlich erweiterte Auflage, Osnabrück ²1968 (come vol. 5) e IDEM (SF 7/1964 - come vol. 6).

100 Cf. W. FREISTETTER/R. WEILER (edit.), Die Einheit der Kulturethik in vielen Ethosformen, Berlin 1993; cf. W. SCHMITZ/R. WEILER (edit.), Interesse und Moral, Gegenpol oder Bundesgenossen? Berlin 1994; cf. A. MIZUNAMI/W. SCHMITZ (edit.), Das Gemeinwohl in einer sich verändernden Welt. Drittes Internationales Symposium im Gedenken an Johannes Messner, 25. bis 28 September 1995 in Nagoya, Japan = The Common Good in our Changing World, Wien ²1998; cf. A. MIZUNAMI/R. WEILER (edit.), Gerechtigkeit in der sozialen Ordnung. Die Tugend der Gerechtigkeit im Zeitalter der Globalisierung, Berlin 1999; cf. W. SCHMITZ (edit.), Johannes Messner - ein Pionier der Institutionen- und Systemethik: mit Beiträgen zum Symposium der Johannes-Messner-Gesellschaft zur Neuherausgabe seiner Habilitationsschrift: Sozialökonomik und Sozialethik - Studie zur Grundlegung einer systematischen Wirtschaftsethik, Paderborn 1927, Berlin 1999; cf. R. WEILER (edit.), Völkerrechtsordnung und Völkerrechtsethik, Berlin 2000; cf. W. FREISTETTER/R. WEILER (edit.), Wirtschaften - ein sittliches Gebot im Verständnis von Johannes Messner, Berlin 2002. Ci sono naturalmente anche altri lavori nell'ambito dell'associazione: cf. J. M. SCHNARRER/H. YAMADA, Zur Naturrechtslehre von Johannes Messner und ihrer Rezeption in Japan, Wien 1996 (= Beiträge zum Naturrecht 1); cf. J. M. SCHNARRER (edit.), Gemeinwohl und Gesellschaftsordnung = The common good in our changing world, Wien 1997 (= Beiträge zum Naturrecht 2). Cf. finalmente anche A. PYTLIK, Berufsständische Ordnung oder "Ständestaat"? Wien 1993, oppure in internet: http://www.pytlik.at/titel2.htm

101 Cf. l'ultima edizione: JOHANNES-MESSNER-GESELLSCHAFT (edit.), Mitteilungsblatt, a. 6, n. 11 (novembre 2001).

102 Cf. A. KLOSE, Johannes Messner: un pioniere della dottrina sociale cattolica. L'opera e il pensiero contro il totalitarismo. Come Mons. Del Pietro, lottò per un'etica della Società, in: Giornale del Popolo. Quotidiano della Svizzera italiana, a. LXIV, n. 142 (22 giugno 1989) 3.

103 In una lettera personale di prof. Rudolf Weiler del 23 giugno 2002 si legge, che il processo dovrebbe cominciare a Vienna in ottobre 2002. - Pare che specialmente il libro sul cancelliere austriaco Engelbert Dollfuß possa sollevare alcune questioni perché J. MESSNER, Dollfuß, Innsbruck - Wien - München 1935, 44 s. (cf. anche: Dollfuss. An Austrian Patriot, London 1935), sembra di aver "assolto" il cancelliere almeno indirettamente in tutte le sue attività, incluso anche l'uso della legge marziale nell'ambito di una sorte di guerra civile nel 1934 in Austria. Cf. anche tutte le edizioni di J. MESSNER (edit.), Monatsschrift für Kultur und Politik, Wien 1936 - 1938; cf. in questa tesi particolarmente i capitoli I.2.2.1 sul suo entusiasmo per il politico sociale Dollfuß e V.1.3 su una valutazione del ruolo storico di Messner in riferimento al rimprovero di esser stato "austro-fascista" ossia ideologo statale. Cf. soprattutto una lunga analisi del libro su Dollfuß in A. PYTLIK, Berufsständische Ordnung oder "Ständestaat"? Wien 1993, 49 - 65, oppure in internet:

http://www.pytlik.at/messner_johannes_beruf_stand_bis1938.htm#doll - e per avere una piccolissima impressione di questa discussione speciale sulle condanne a morte del 1934 vedi per esempio in internet:

http://www.aeiou.at/aeiou.encyclop.f/f132496.htm

http://www.ifs.tuwien.ac.at/~andi/somlib/data/standard_1999/ghsom/files/19990626.325.HTM

http://www.parlinkom.gv.at/pd/pm/XXI/NRSP/NRSP_013/013_047.html

http://members.eunet.at/medienkultur/tancsits.htm

Vedi anche JOHANNES-MESSNER-GESELLSCHAFT (edit.), Mitteilungsblatt, a. 4, n. 7 (dicembre 1999) 25 - 28, sotto il titolo "Expertengespräch der Johannes-Messner-Gesellschaft zum Thema 'Ständestaat' am 22. 10. 1999", specialmente 26: "Pelinka verweist auf eine Publikation von Manfred Sperber: 'Wie eine Träne im Ozean', wo ein Priester vorkommt, womit Messner gemeint gewesen sei, der hinter Dollfuß stand."

E nonostante il fatto che Messner ha sempre dimostrato l'errore di critici dell'enciclica Humanae vitae e ha invitato la scienza di fare rispettive ricerche (cf. MESSNER [NR 1966/84] 888 e il capitolo III.2.7 di questa tesi), sarà probabilmente ancora da chiarire il significato precisamente voluto nel seguente passo, che conosciamo già dal capitolo V.2: J. MESSNER, Naturrecht im Disput, in: Österr. Zeitschrift für öffentliches Recht, a. XXI (1971) 18: "Nicht die Überwindung der naturrechtlichen Ehemoral kann Aufgabe der Moraltheologie sein, ihre viel schwierigere und dringlichere Aufgabe besteht darin, zu zeigen, wann und in welcher Weise auch angesichts der naturrechtlichen Ehelehre für das persönliche Gewissen Möglichkeiten der Empfängnisverhütung in der Ehe bestehen." (Traduzione italiana: "Il compito della teologia morale non può essere il superamento della morale matrimoniale giusnaturalistica, ma il compito molto più difficile e urgente consiste piuttosto nel mostrare quando e in quale modo esistono possibilità della contraccezione per la coscienza personale anche davanti alla dottrina matrimoniale giusnaturalistica.") Passo questo, arrivato nella redazione il 3 aprile 1969; cf. anche IDEM, Ehemoral und Entscheidungsethik, in: Hochland, a. 62 (1970) 1 - 19; cf. IDEM, Ehemoral und Entscheidungsethik, in: A. KLOSE/R. WEILER (edit.), Menschen im Entscheidungsprozeß, Wien - Freiburg - Basel 1971, 375 - 396, per esempio il sommario inglese ibid., 395: "When discussing matrimonial ethics, strictly speaking the prohibition of contraceptives ... a solution should be strived for which does not throw discredit on the law itself, but answers the question: How can we live with this law, how wide a scope of decision is left to the individual conscience? (...) there may be reason for the use of drugs checking ovulation in various situations, according to the principle of dual reaction (...) there may exist a collision of duties or values between such a law and the basic value of conjugal and family life, resulting out of a misguided development with regard to social and economic life."

104 Cf. JOHANNES-MESSNER-GESELLSCHAFT, Mitteilungsblatt, a. 6, n. 10 (aprile 2001) 4 s.; cf. W. FREISTETTER/R. WEILER (edit.), Wirtschaften - ein sittliches Gebot im Verständnis von Johannes Messner, Berlin 2002.

105 Cf. W. KÜHNELT, Gedenkfeier zum 110. Geburtstag von Johannes Messner, in: JOHANNES-MESSNER-GESELLSCHAFT (edit.), Mitteilungsblatt, a. 6, n. 11 (novembre 2001) 18, dove il presidente Weiler, che aveva contemporaneamente celebrato il suo cinquantenario del sacerdozio, viene citato con le sue parole del 24 giugno 2001, vicino al sepolcro di Messner: "In diesem Jahr gedachten wir des 110. Geburtstages des Ehrenbürgers der Stadt Schwaz, des Prälats Universitäts-Professors Johannes Messner. Nach seinem Tod wurde die Internationale Johannes-Messner-Gesellschaft mit Sitzen in Wien und Japan gegründet, zur Pflege und Weiterführung des geistigen Werkes und Erbes des heiligmäßigen Priesters, Sozialwissenschafters, Sozialreformers und Naturrechtslehrers. Als sein Nachfolger am Lehrstuhl und Präsident der Johannes-Messner-Gesellschaft ersuche ich, das Gedenken an ihn aufrecht zu halten und zu pflegen."

106 Cf. J. MESSNER, Social Ethics - Natural Law in the Modern World, St. Louis (USA) - London 1949; cf. IDEM, Ethics and Facts. The Puzzling Pattern of Human Existence, St. Louis (USA) - London 1952; cf. IDEM, Social Ethics - Natural Law in the Western World, St. Louis (USA) - London ²1965; cf. IDEM, El Bien Común, fin y tarea de la Sociedad, Madrid 1959; cf. IDEM, La cuestión social, Madrid 1960; cf. IDEM, El Funcionario en la Sociedad Pluralista, Madrid 1962; cf. IDEM, Ètica social, política y económica a la luz del Derecho Natural, tradução de Alípio Mia de Castro, Madrid - Mexico - Buenos Aires 1967; cf. IDEM, De Wijnpers Gods, Breda 1960.

107 Ho potuto trovare solamente riassunti e articoli, fornendo qualche volta traduzioni di passi importanti: cf. W. WALDSTEIN, Teoria generale del diritto. Dall'antichità ad oggi, Roma 2001, particolarmente 25 - 27 e 221 - 227; cf. G. AMBROSETTI, Johannes Messner: Vitam impendere vero, in: Doctor Communis 29 (1976) 347 -352; cf. A. KLOSE, Johannes Messner: un pioniere della dottrina sociale cattolica. L'opera e il pensiero contro il totalitarismo, in: Giornale del Popolo. Quotidiano della Svizzera italiana, a. LXIV, n. 142 (22 giugno 1989) 3; cf. M. L. GOGELLI, Pioniere della dottrina sociale vittima del nazionalsocialismo. Profilo di Johannes Messner (2), in: Giornale del Popolo, a. LXIV, n. 149 (1 luglio 1989) 3.

Poi ci sono naturalmente alcuni contributi di Messner stesso pubblicati, nell'ambito della lingua italiana, però sempre in tedesco: cf. J. MESSNER, Die Wirtschaft in der berufsständischen Ordnung, in: MISCELLANEA VERMEERSCH. Scritti pubblicati in onore del R. P. Arturo Vermeersch S. J. Volume II. Studi di diritto civile e sociologia, Roma 1935 (= Pontificia Universitas Gregoriana. Analecta Gregoriana, X), 293 - 317, oppure in internet:

http://www.univie.ac.at/messner-gesellschaft/Wirtschaft.pdf - cf. IDEM, Die Erfahrung in der Naturrechtslehre von Taparelli, in: Miscellanea Taparelli, Roma 1964 (= Pontificia Universitas Gregoriana. Series Facultatis Philosophicae. Analecta Gregoriana, vol. 133), 299 - 324; cf. IDEM, Modernes und Zeitbedingtes in der Rechtslehre des hl. Thomas, in: PONTIFICIA ACCADEMIA DI S. TOMMASO D'AQUINO [edit.], San Tommaso e la filosofia del diritto oggi. Saggi, Roma 1975 (= PIOLANTI A. [edit.], Studi Tomistici, n. 4), 169-190.

108 Cf. O. VELICKO, Das Werk Johannes Messners in der sowjetischen (russischen) Literatur zum österreichischen Katholizismus, in: JOHANNES-MESSNER-GESELLSCHAFT (edit.), Mitteilungsblatt, a. 3, n. 5 (novembre 1998) 9 - 16.

109 Cf. anche G. AMBROSETTI, Johannes Messner: Vitam impendere vero, in: Doctor Communis 29 (1976) 347: "Johannes Messner, la cui opera offre testimonianza famosa, ormai nota sia nell'Europa continentale che in Inghilterra e nelle du Americhe, di accoglimento attivo non solo, ma di approfondimento e di arricchimento della tradizione scolastica - della 'philosophia perennis' - nel campo della filosofia giuridica e sociale."


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